lunedì 11 aprile 2016

La sfinge lesbo


Carla guardava con impazienza l’orologio. La studentessa era in ritardo di una mezz’ora. L’aria all’interno della Centrale era abbastanza mite rispetto all’afa che si respirava fuori, dopo tutto a luglio Napoli era sempre afosa, soprattutto con Corso Umberto pieno di macchine che andavano e venivano. Carla dette un altro sguardo all’orologio, sbuffò e incrociò le braccia sul ventre sotto i seni prosperosi, che la camicetta bianca faceva quasi fatica a tenere nascosti, per non parlare della minigonna nera che copriva altrettanto a stento le natiche sode, lasciando libere le lunghe gambe. Lei era una donna di quarantacinque anni eppure ne dimostrava venticinque, alta un metro e settantasette, snella con due gambe lunghe e sensuali, il collo stretto quasi aristocratico, quelle labbra carnose, gli zigomi alti, il naso a punta un po’ snob e quegli occhi maledettamente azzurri che stonavano con il nero dei capelli portati sempre a caschetto e la pelle olivastra… adorabile miscuglio di popoli. Ma ciò che faceva voltare tutti a guardarla era il sinuoso movimento del suo corpo, una sinfonia perfettamente orchestrata, con quel sedere a mandolino…sodo, musicale…e quel seno pieno e carnoso… non c’era professore o studente in tutta la Federico II che non sognasse nelle notti più torbide di mordere quei seni ed entrare in quelle natiche, o di morire stretto nell’abbraccio di quelle lunghe cosce. Peccato per tutti loro…visto che Carla era rigorosamente lesbica. Quasi tutti lo sapevano, lei odiava gli uomini, il loro puzzo, il loro voler dominare… il loro ridicolo arnese e lo schifoso sperma! Aveva avuto quando era più giovane rapporti con gli uomini e il ricordo la faceva star male. Lei doveva essere la padrona, lei doveva condurre il gioco… una sfinge pronta a schiacciare qualsiasi cosa le impedisse di ottenere il piacere… questo era Carla.

"Quarantacinque minuti! Ma tua guarda questa cretinetta! Mi sta facendo perdere un sacco di tempo…giuro che appena arriva…" non riuscì a finire la frase che le morì sulle sensuali labbra. Una figura era in corsa verso di lei. Il rumore dei tacchi sbattuti con violenza ritmica sul marmo pervadeva l’intero salone della Centrale. Quando la figura si fermò ansimante d’avanti a Carla, quest’ultima non poté che osservarla meravigliata.

Una ragazza non più giovane di una ventina d’anni, snella e di bassa statura, due gambe coperte da calze trasparenti e una minigonna blu che lasciava però intravedere il reggicalze, una camicetta bianca e una giacchetta anche essa blu, una corsettina bianca che si intonava con le scarpette. La ragazza era appoggiata sulle ginocchia e ansimava per la corsa…quando si raddrizzò per presentarsi Carla fu presa da un sussulto. "Mi scusi… (anfh)… per il ritardo professoressa, sono Antonia Martino." Antonia aveva una pelle chiara, un viso dolce quasi adolescenziale, i capelli corti tinti di rosso acceso con una piccola cresta un po’ punk, un nasino delicato, due occhietti verdi penetranti e delle labbra sottili marcate da un rossetto nero e delle dolcissime orecchiette che sporgevano leggermente, il tutto coronato da delle gote un po’ lentigginose.

Carla la squadrò, un po’ incerta su chi aveva d’avanti, notando però che la ragazza non indossava il reggiseno, visto che dalla camicetta, resa un po’ trasparente dal sudore si intravedevano i seni rosa della ragazza probabilmente per la fretta si era dimenticata del reggiseno. Un leggero fremito la scosse " Beh…signorina Martino lei è in ritardo." disse semplicemente ma guardandola con gravità. La ragazza sorrise maliziosamente e si gratto la testa con aria dispiaciuta…"Ecco vede… il traffico e il caldo…", "Va bene, va bene vediamo di non perdere altro tempo in scuse… mi segua." così dicendo Carla si voltò e si incammino verso l’ascensore, mentre camminava lanciava degli sguardi fugaci ad Antonia che la seguiva, arrivate all’ascensore la fece entrare per prima, lanciando uno sguardo al suo sederino…”Però… bella fighetta” pensò.

Mentre l’ascensore saliva, Antonia si tolse la giacca mostrando la camicia a mezze maniche. In quello stato i suoi seni erano ancora più visibili, Carla incominciò a chiedere alla ragazza informazioni inerenti a suoi precedenti lavori e mentre lei parlava lanciava sguardi alla seconda abbondante della studentessa. Arrivate uscirono dall’ascensore e si trovarono di fronte a due rampe di scale, "Mi spiace a ma qui si deve andare a piedi per gli uffici. " disse Carla, Antonia sorrise "Dopo quella corsa queste rampe saranno una passeggiata. "disse ridendo dolcemente, “cretinetta” pensò la sfinge che ricambiò falsamente il sorriso della giovane. D’improvviso il cellulare di Carla vibrò, "Lei incominci a salire mentre controllo il messaggio." , Antonia annuì e si avviò per le scale, il messaggio era una stupida pubblicità promozionale, ma Carla lo benedì perché le permise di vedere il paradiso. Mentre Antonia saliva la seconda rampa, la sfinge aveva alzato gli occhi e vide che la giovane studentessa non indossava le mutandine, permettendo a Carla di ammirare le grandi labbra succose della sua fighette rasata. Un lampo di calore attraverso le cosce della sfinge e pensieri perversi si fecero strada nella sua mente . Quando si trovarono d’avanti alla porta dell’ufficio Carla lasciò il passò di nuovo alla studentessa e quando chiuse la porta lo fece a chiave, con un solo pensiero nella mente “Questa me la voglio scopare.”.

"Ho chiuso a chiave così non saremo disturbate…si metta pure comoda." , l’ufficio era abbastanza illuminato e ampio, c’erano due scrivanie , una vuota abbandonata da poco e quella di Carla , più svariati altri normali e noiosi oggetti da ufficio universitario.

La sfinge si sedette dietro al sua scrivania di ferro, poi tirò fuori da un cassetto il fascicolo della ragazza ed incominciò a leggere. "Il suo curriculum è alquanto…normale, non ci sono segni particolari…e quel documento che le ho chiesto?" domandò guardando dritta negli occhi la giovane, "Sì c’è l’ho !" Antonia prese la borsetta ed incominciò a frugare nervosamente, lasciando cadere fuori una tessera dell’Arci gay. Fulmine la sfinge afferrò la tessera la osservò e poi indirizzò uno sguardo interrogativo alla ragazza, la quale imbarazzata "Ecco sono iscritta all’Arci Gay… sono… lesbica spero che questo non…", "Oh no no affatto, non si preoccupi io non ho… pregiudizi." disse la sfinge, che nella sua testa orami pregustava di leccare quella bella figa. Antonia sorrise nervosamente riprendendo la tessera e tirando fuori il documento. Carla diede uno sguardo fugace al documento, lo posò delicatamente e si alzò dalla sedia, andando lentamente e sinuosamente a porsi d’avanti alla ragazza sedendosi sulla scrivania. Poi la osservò dall’alto per metterla in soggezione, "Le dirò cara signorina Martino, che ci sono pochissime probabilità che lei diventi mia assistente… a meno che lei non soddisfi, come dire... determinate necessità.", lo sguardo di Antonia divenne un misto tra supplica e perplessità, "La prego professoressa, so di non essere una che si è distinta particolarmente però ecco io ho davvero bisogno di questo lavoro!", la ragazza si poggio un mano sul seno destro e la sfinge partì alla conquista della preda. "Non mi riferivo a necessità lavorative…" allungo la mano sinistra toccando delicatamente la spalla della ragazza che incominciò a capire ed ad arrossire, "Allora… che… genere di necessità?" chiese ingenuamente la studentessa, "Adesso lo scoprirà cara signorina…". Lentamente, Carla avvicinò il viso a quello della giovane che la guardava con un po’ di terrore, terrore che si dissipò immediatamente in un consenso, quando le labbra e poi le lingue delle due donne si unirono in un abbraccio. La sfinge con mani esperte, sbottonò la camicetta della ragazza, e mentre le lingue si toccavano e si colpivano con passione ardente, le mani della donna avevano incominciato a giocare con le morbide forme della giovane. Carla sfregava ritmicamente tra di loro morbide tette di Antonia, stuzzicando i capezzoli ormai duri con i polpastrelli dei pollici, cercando di armonizzare il ritmo delle mani con quello delle lingue. La rossa, superata la sorpresa aveva anche essa allungato le piccole mani verso il petto della mora, stringendo con forza le grandi tette di quest’ultima che le piccole mani con difficoltà riuscivano a stringere.

Ormai si era nel pieno dei preliminari e così le due donne a petto nude si stringevano a vicenda le tette. Carla gemette mentre si sentiva succhiare la carne. L’eccitazione aumentò quando l’altra le strinse tra i denti il capezzolo, toccandolo anche con la lingua. La sfinge così infilò le dita nella figa per masturbarsi con estremo piacere. L’altra però gliele tolse per infilare le sue. Le infilò quattro dita per poi sgrillettarle con il pollice. Carla supplicò di farsela leccare e così la rossa iniziò a slinguarle le grandi labbra e il clitoride. Le mostrò poi il culo, che per poco non la faceva svenire per la sua forma perfetta. Inutile dire che la sua lingua si fiondò tra le natiche per leccarle la fighetta e il buco del culo. Andarono avanti così per molto tempo, finché Carla iniziò a spruzzare come una fontana. Entrambe godettero come mai prima d’ora e bevvero avidamente a vicenda i liquidi che fuoriuscivano dalle loro fonti di piacere.

Con una freddezza che la contraddistingueva, la sfinge esclamò, "Sei assunta… troietta… però ti avverto… non provare a fottermi senza il mio consenso!", minacciò con crudeltà. La ragazza ebbe la forza di annuire leggermente con il capo.

Rivestite le due si scambiarono ancora qualche bacio prima di lasciarsi, "E mi raccomando signorina Martino domani alle otto puntuale e… senza mutandine… Sono stata chiara?". La rossa annuì mentre chiuse la porta. Scendendo si rimise in ordine cercando di riprendersi un po’ dalla scopata, poi una chiamata... Entrò in ascensore e rispose. "Sì è andata bene… sìsìsì mi ha scopata e che scopata! Quella è una vera troia… sì, la tua trovata è stata geniale altrimenti non avrei saputo come farle capire che ero lesbica senza insospettirla... Sono venuta senza reggiseno e senza mutande e quella vacca mi ha letteralmente sbranato la figa… Sì, grazie tesoro ti amo, ora ho un lavoro e una che mi scopa, sì due piccioni con una fava… anche una figa direi".

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