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lunedì 11 aprile 2016

Benda sugli occhi


Sono le nove di mattina, quando l’arrivo di un sms sul cellulare mi sveglia: ”Buongiorno piccola,ho una voglia matta di te, ti aspetto stasera, alle dieci, stanza 247”. Chi mi scrive è Andrea, un attraente quarantenne brizzolato, occhi verdi ed un bel fisico. L’ho conosciuto tre mesi fa in un bar del centro, ci siamo subito piaciuti e da allora, ogni volta che Andrea viene qui per lavoro, ci incontriamo nell’albergo in cui alloggia. Succede sempre così: al mattino mi comunica il numero della stanza e la sera io lo raggiungo per fare l’amore… amore o sesso, non so dire cos’è, so solo che quando sono con lui sto bene e che ogni volta che torno a casa non vedo l’ora che mi cerchi nuovamente. Non so nemmeno che ne sarà di noi, Andrea è sposato e nonostante sia in crisi con sua moglie, non credo che la lascerà mai... in fondo penso che sia meglio così in quanto cambierebbe tutto. Verrebbe a mancare quell’insieme di trasgressione, di clandestinità e di fugacità che rende i nostri incontri unici, speciali ed indimenticabili. Ogni volta Andrea mi sorprende, ha fantasia e sa come vincere le mie paure, le mie difese… Davanti a lui sono vulnerabile e mentalmente soggiogabile. Andrea lo sa e questa cosa per lui è molto eccitante. In quella stanza sono sua, completamente, può fare di me ciò che vuole. Anche questa mattina, dopo aver letto il messaggio, sono presa da una forte eccitazione e curiosità. Devo farmi bella per Andrea, so che mi vuole sexy,ma non volgare. La sera, dopo trucco e parrucco, indosso un bustino nero di pizzo, il perizoma coordinato, calze autoreggenti velate e scarpe nere col tacco altissimo. Mi copro con un cappotto in tinta, solo quello e nient’altro, voglio sorprendere Andrea. Arrivo in albergo col cuore in gola, alla reception mi consegnano una busta nella quale trovo una benda accompagnata da un biglietto: ”Mettila sugli occhi prima di bussare alla mia porta, poi affidati totalmente a me. Andrea. P.S. Non puoi parlare, devi ascoltare solo la mia voce” . In ascensore sono elettrizzata, ansiosa, intrigata dal nuovo gioco. Ecco, ora sono davanti alla porta della stanza 247, mi copro gli occhi con la benda e busso. La porta si apre, sento le mani di Andrea che afferrano le mie e mi conducono verso di lui, nella stanza. C’è un piacevolissimo profumo di incenso accompagnato da un sottofondo musicale. Andrea mi bacia:” Benvenuta cara, non vedevo l’ora che tu arrivassi”. Sento il nodo della cintura sciogliersi ed il cappotto aprirsi, Andrea me lo toglie, viene dietro di me ed inizia a baciarmi il collo, una parte del corpo che mi fa letteralmente perdere la testa e mi procura brividi di piacere lungo tutta la schiena. ”Sei bellissima, davvero molto attraente” e mentre mi sussurra queste parole nell’orecchio, mi afferra i seni e li libera dalla stretta del bustino, prende i miei capezzoli fra le dita e li strizza, mi piace quando è un po’ brusco. “Ora inginocchiati”, suona quasi come un ordine ed io eseguo. Sento la cappella del suo pene che si appoggia sulle mie labbra, apro la bocca e la accolgo, la lecco e la succhio, ma Andrea vuole di più e spinge dentro il suo membro fin dove riesce, poi mi afferra la testa e mi scopa la bocca… lo sento ansimare sempre di più e dopo varie spinte energiche, un getto caldo di sperma mi arriva in gola. Andrea mi fa alzare in piedi, mi toglie il perizoma, sento le sue dita farsi strada nella mia vagina bagnata, desiderosa di godere; poi si abbassa, mi fa allargare le gambe e con le labbra si impossessa del mio clitoride, me lo tormenta piacevolmente. Ad un tratto si alza, mi fa spostare, mi dice di appoggiarmi alla parete con le mani ed io lo faccio, mi bacia la schiena, mi mette un dito in bocca per bagnarlo e poi lo introduce nel buco del mio sedere, per allargarlo e prepararlo a qualcosa di molto più grosso… Sapere che il suo pene di nuovo durissimo sta per penetrarmi, mi “masturba la mente", cerco di rilassare il buchino più che posso, so che Andrea sarà brusco. Eccolo, lo sento, sta entrando, avverto un po’ di dolore, ma quando il pene è tutto dentro, vengo travolta da un piacere totalizzante, pieno, profondo, mi piace talmente tanto che vorrei non finisse mai. Mentre Andrea mi sbatte con forza, stimolo il mio clitoride con le dita, il mio respiro diventa affannoso e quando in me esplode l’orgasmo più intenso che io abbia mai avuto, anche Andrea da libero sfogo al suo piacere. Ora posso togliermi la benda e guardarlo mentre, con un’espressione compiaciuta e soddisfatta, mi dice: “Bravissima, sei stata al gioco fino alla fine”.

giovedì 17 marzo 2016

La Punizione


La punizione

Dopo qualche mese in cui i nostri rapporti sessuali avevano avuto un’impennata, grazie all’eccitazione provocata dalle lievi sculacciate con la racchetta da ping pong o con le mani nude dopo i racconti di particolari intimi della storia di mia moglie con l’amante (pratica sempre seguita da qualche forma di rapporto sessuale, più spesso anale od orale), la routine e la noia tornarono nella nostra vita.

Quando tornai da un viaggio di quattro giorni in Francia per un congresso notai subito i segnali di qualcosa che non andava: il lungo rapporto con il mio ex-amico di una anno prima mi era servito da lezione ed ero molto più pronto a cogliere indizi e sospetti.

Notai che mia moglie si depilava le gambe e il pube alla radice della cosce ogni due giorni, cosa insolita (di solito lo faceva una volta la settimana al massimo); che indossava la gonna quasi ogni giorno, lei che era sempre stata una patita dei jeans, affermando che erano molto più facili da gestire; fra l’altro gonne quasi sempre al ginocchio o qualche dito sopra, cosa non adattissima a una quarantasettenne, anche se ne dimostrava almeno 10 di meno ed aveva gambe stupende.

Fra la biancheria stesa notai che avevano fatto la loro ricomparsa i perizomi, che normalmente indossava solo con qualche pantalone particolarmente attillato.

Insomma, alzai le antenne e quando qualche giorno dopo mi disse che sarebbe stata in giro a fare shopping tutto il giorno e che ci saremmo rivisti a cena, andai al lavoro, ma mi feci prestare il motorino e il casco integrale da uno dei miei dipendenti e tornai vicino a casa nostra per iniziare la sorveglianza.

Non ci volle molto, a mezzogiorno circa uscì in macchina e la seguii fino al centro. Lasciò l’auto al parcheggio di Villa Borghese e uscì a piedi. Vidi che indossava un abito con gonna larga al ginocchio a scarpe con tacchi medi: evidentemente non voleva dare troppo nell’occhio. Naturalmente occhiali da sole enormi tipo diva del cinema.

Arrivata a Via Veneto la vidi guardarsi intorno finché fece un saluto con la mano e salì su un’Alfa 157 nera, con vetri oscurati. Grazie al motorino riuscii a seguire l’auto fino ad un ristorante del quartiere africano dove parcheggiò con due ruote sul marciapiedi e vidi uscire dal lato del guidatore un bell’uomo, di media altezza, con capelli lunghi scuri, occhiali da sole anche lui, sicuramente sotto i 40 anni. Aiutò mia moglie a scendere ed entrarono nel ristorante.

Entrai in un bar di fronte al locale, mi tolsi il casco e mi sedetti a un tavolo interno ma da cui si vedeva l’ingresso del ristorante. Aspettai un ora e mezza circa, poi uscirono e salirono in auto. Non fecero molta strada: dopo poco più di un chilometro l’Alfa entrò in un garage e dopo pochi minuti uscirono a piedi. Li vidi entrare in un albergo della zona, a due stelle (che squallore, mia moglie è sempre stata abituata al massimo, hotel 5 stelle e resort di lusso).

Qui capii che l’attesa sarebbe stata più lunga, ma ormai ero in ballo. Mi appostai col motorino un centinaio di metri più su dell’albergo, mi misi un berretto da baseball con la visiera e comprai un giornale. Per quando uscirono avevo letto anche la pagina di cultura e gli annunci mortuari… Erano passate almeno due ore e mezza. Nel tragitto verso la macchina lui le teneva il braccio attorno alla vita e lei lasciava fare.

Usciti dal garage si diressero subito verso il parcheggio coperto di Villa Borghese dove mia moglie aveva lasciato l’auto. Una volta entrata, però, l’auto si diresse verso una zona isolata del parcheggio. Fermai il motorino a una certa distanza a mi avvicinai con circospezione. Vidi solo la testa di lui e quando dopo qualche minuto comparve nel lunotto posteriore quella di mia moglie proveniente dal basso capii che gli aveva fatto il pompino dell’arrivederci. L’auto ripartì e accostò alla macchina di mia moglie che scese. Un bacio dal finestrino al guidatore, un saluto con la mano e via.

Tornai a casa dopo avere lasciato il motorino al proprietario ed avere ripreso la mia auto. Lei era già tornata ed era ovviamente sotto la doccia.

Quando tornò in stanza da letto con l’accappatoio indosso e un asciugamano avvolto attorno ai capelli mi trovò seduto sul letto con in mano il famoso scudiscio proveniente dal Marocco, quello che mi aveva pregato di non usare in occasione della sua prima punizione.

Solo per una attimo provò a fare la faccia sorpresa, ma appena dissi: “Non provarci nemmeno, so tutto!” si inginocchiò davanti a me e con tono implorante disse: “Non è niente per me, è una cosa solo fisica, un occasione con uno più giovane che chissà quando mi ricapiterà. Ma è una storia senza seguito, non lo vedrò mai più. E’ stato lui a sedurmi e non ho saputo resistere”.

“Se è una cosa solo fisica anche la tua punizione sarà fisica, ma ti assicuro che ti passerà la voglia di mettermi le corna. Levati quell’accappatoio e sdraiati sul letto!”

“No, ti prego, non con quello. Fa male e lascia i segni. Usa la cintura, se vuoi, ma non lo scudiscio” implorò.

“Ti devono rimanere i segni così ti ricorderai che troia sei e non potrai mostrarti nuda agli altri per un bel po’ di tempo” risposi implacabile. “Altrimenti vattene subito, ma poi non mi cercare mai più”.

Cedette, si tolse l’accappatoio e si distese nuda sul letto, a pancia sotto. Le misi un cuscino sotto la pancia per alzare il sedere e diedi subito il primo colpo di scudiscio: uno schiocco poderoso si udì nella stanza, seguito immediatamente da un grido di dolore. Una lunga striscia rossa apparve sul suo culo, a cavallo di entrambe le natiche. Mentre davo il secondo colpo chiesi: “Te lo ha messo anche qui? E quante volte?”.

“No, no, nel culo mai. Ci vediamo da poco”. “Abbastanza per i pompini in macchina, però”. Si girò a guardarmi: “Mi hai seguita? Sei uno stronzo e un pervertito”.

Questo le costò altri quattro forti colpi di scudiscio sul sedere. Quando arrivai a 10 e i suoi urli di dolore erano assordanti mi fermai e la guardai. Le dieci strisce rosse cominciavano a essere rilevate e formavano una ragnatela sul suo culo che sapevo sarebbe stata visibile per parecchio tempo.

“OK, ora basta. Ti lascio il tempo di pensarci sopra” dissi. Non avevo neanche voglia di scoparla ora, nonostante la mia erezione fosse quasi dolorosa.

Andai in salotto e mi sedetti davanti al televisore.

“Quanto potrò andare avanti così” mi domandai. “Questa è troia nell’anima, quando cambierà?”

Poi arrivò lei, con un paio di calzoncini da tennis a coprirle il sedere pieno dei segni delle scudisciate e nient’altro indosso, con le tette di fuori. Si inginocchiò davanti a me e mentre chiedeva scusa mi tirò fuori l’uccello e cominciò a succhiarlo finché non venni nella sua bocca. Inghiotti il mio sperma e chiese:”Mi perdoni allora?”.

Credo di avere detto di sì, perché ancora viviamo insieme nonostante tutto…

La moglie punita

Mia moglie aveva forse finalmente capito quanto mi avesse ferito la sua ultima avventura fuori dal tetto coniugale, e si era comportata di conseguenza.

Dopo la punizione corporale, da lei stessa richiesta e subita senza storie, il suo atteggiamento era stato ben diverso rispetto a prima della sua storia. Prendeva più spesso l’iniziativa in campo sessuale e la frequenza e intensità dei nostri rapporti era aumentata considerevolmente.

C’era un problema.

Io non potevo fare a meno mentre facevamo l’amore di pensare e immaginare le stesse scene con l’altro, magari rivedendole nella mia mente ancora più calde. Questo con mia sorpresa, aumentava la mia eccitazione e il mio gusto al momento dell’orgasmo.

Lei invece un giorno mentre eravamo sdraiati nudi dopo una scopata molto soddisfacente per entrambi mi confessò che non aveva mai goduto tanto con me quanto dopo la punizione di qualche tempo prima, quando la avevo penetrata con assai poca delicatezza mentre il suo sedere era ancora rosso per le cinghiate prese.

“Cosa mi vuoi dire?” le chiesi “sei improvvisamente diventata masochista?”.

“No, non credo, ma anche durante la mia storia io pensavo a cosa sarebbe successo quando l’avresti scoperto, perché sapevo che era inevitabile che tutto venisse fuori, prima o poi, e avvertivo dei brividi di paura e di piacere al tempo stesso”.

A questo punto le confessai che rivivere con la mente le sue prestazioni sessuali con l’amante mi eccitava, in particolare immaginare il suo uccello per intero nella sua bocca mentre lei lo succhiava furiosamente, ingoiando poi lo sperma.

Capimmo entrambi che si stava instaurando fra di noi un rapporto nuovo, che avevamo il modo di allontanare la noia di un matrimonio che durava da quasi 23 anni.

La sera successiva mi chiese con aria maliziosa: “Vuoi che ti racconti quello che facevo con Gianni?”. La guardai e vidi nei suoi occhi una grande carica erotica. Risposi: “Restiamo vestiti, mentre racconti?”.

Per tutta risposta cominciò a spogliarsi e rimase in reggiseno e mutandine. Feci lo stesso e rimasi in boxer.

“Perché non prendi la tua cintura” mi chiese “Così se qualcosa che racconto ti ferisce puoi punirmi subito…”

Ma avevo di meglio, una racchetta da ping-pong, che con il suo manico corto era molto più maneggevole stando seduti e non mi avrebbe costretto a stare in piedi accanto a letto come con la lunga cintura usata l’altra volta.

“Credo che non ci sia stata una sola volta che ci siamo incontrati senza fare sesso. Non ne potevamo fare a meno”.

“Scusa, ma ogni volta avevate un letto a disposizione?”.

“Innanzitutto sai che lui è separato e che ha la casa sempre libera. Ma anche quando ci incontravamo fuori senza che la giornata finisse a casa sua, qualcosa c’è stato sempre. Minimo una sega o un pompino. Una volta gli feci una sega in ascensore, con la gente di sotto che batteva sulla porta e che quando siamo scesi ci ha guardato facendo capire chiaramente che immaginavano cosa era successo”.

“Puttana!” le dissi, ma intanto il mio uccello era già rigido al massimo. La feci girare a pancia sotto sul divano e le tirai giù le mutandine fino alle ginocchia. Poi le diedi sei racchettate sul culo scoperto, tre per natica, provocando due circoli rossi. Non disse nemmeno “Ahi!”, ma solo un grugnito che non sapevo se fosse di piacere o di dolore.

Si girò di nuovo supina con uno sguardo provocatorio e continuò: “Una volta lo abbiamo fatto tre volte nella stessa sera, ha una capacità di recupero incredibile, molto più di te”.

E si prese altre sei racchettate sul sedere.

“Quante volte ti sei fatta inculare?” le chiesi, senza essere certo se avrebbe risposto.

“Guarda che non giravo con il pallottoliere” rispose. “Ma ti posso rassicurare: lui non era un appassionato di questa pratica. Preferiva magari cambiare posizione spesso, ma scoparmi davanti, non dietro…”.

“Quindi mai, o poche volte? Ti ricorderai, penso se l’avete fatto”.

“Che ti devo dire, quattro, forse cinque volte. In più di un anno non è molto”.

Era il numero approssimativo che concedeva a me, all’anno, nei primi dieci anni di matrimonio, poi il numero è sceso vertiginosamente.

“Non è moltissimo, ma neanche poco” risposi “E come lo facevate: a letto, per terra, sul tavolo?”.

“Il modo migliore per tutti e due era questo. Guarda, ti faccio vedere”. Dicendo ciò si sfilò del tutto le mutandine e si pose a pecorina sul tappeto del salotto, con gomiti e avambracci poggiati a terra in modo che il culo svettasse maestosamente in mezzo alla stanza. “Diceva che sul letto le ginocchia affondano, mentre a terra è più facile per lui gestire i movimenti”.

“Ah sì?” dissi “allora gestisci questi”. E approfittai della maliziosa posizione assunta per sferrare racchettate poderose sul sedere che sembrava stesse lì apposta per prenderle, e che diventava sempre più rosso mano a mano che andavo avanti. Gliene sferrai almeno dieci di fila, e quando finalmente disse “Basta, ti prego” mi fermai e mi tolsi i boxer. Il mio membro era duro come il marmo ed eretto al massimo. Le posi la mano sulla vagina e sentii che era tutta bagnata; usai quindi i suoi stessi umori per lubrificarle l’ano, aiutandomi anche con un po’ di saliva. Quindi la penetrai nel culo con delicatezza mentre entravo, ma molto meno una volta dentro. Vidi che effettivamente la posizione sul pavimento agevolava i miei movimenti. Dalla posizione in ginocchio mi misi accovacciato dietro di lei, controllando così tutti i movimenti del mio bacino e potendo quindi spingere con maggiore impeto e forza.

“Sì, sì dai, sfondami “ gridò mia moglie, lasciandomi un po’ perplesso perché mai era ricorsa a queste frasi in 23 anni di matrimonio. Dicendo ciò si sdraiò a pancia sotto tirandosi dietro il mio uccello che era infilato in lei: il suo retto ovviamente si restrinse dandomi una sensazione di godimento immensa.

Venni subito dopo dentro di lei, poi rimasi sdraiato a carezzarle il culo, che era tutto rosso, sulle natiche e intorno all’orifizio anale, per le racchettate e per quel che era seguito…

Pensai che la storia con l’amante le aveva fatto bene, almeno in termini di ulteriore esperienza sessuale. Ma forse aveva fatto bene anche a me e alla coppia in generale.

“La prossima volta pariamo dei pompini” dissi.

“Si, ma aspetta almeno che il mio sedere ritorni al suo colore naturale, temo ci vorranno almeno quattro-cinque giorni”, rispose.

Ma non disse di no…

Ammanettato al piacere


Ammanettato al piacere


Era uno dei soliti pomeriggi grigi e affannati; si affacciavano alle porte le vacanze natalizie è le cose da fare erano ancora troppe.

Paolo,un ragazzo alto e moro, era finalmente in vacanza e decise di passare quel suo primo pomeriggio in un grande centro commerciale, per cercare di acquistare qualche regalo.

Il centro era pieno e molto caldo; Paolo sentiva la sua pelle trasudare stanchezza e voglia di riposarsi un po’.

Era rimasto single da poco, uscito da una storia che in cui ancora credeva fortemente.

Parcheggiata la macchina nel multipiano, decise di prendere l'ascensore, poiché le scale erano troppo stancanti per lui.

L'ascensore era stranamente vuoto, Paolo ne approfitto per salirci al volo.

Al piano successivo accadde qualcosa di insperato:

una bellissima fanciulla, alta e mora, entrò nell'ascensore e fece chiudere dietro di se la porta.

Paolo si sentì stranamente attraversato da un brivido che gli attraversò tutto il corpo, ma fece finta di niente per via della sue enorme timidezza.

La ragazza indossava un abito a tubo bianco che mostrava un prosperoso seno e delle gambe slanciate; giocava con le mani e mostrava a Paolo il suo splendido lato b.

Lui avrebbe voluto far qualcosa, ma nulla accadde.

La ragazza, con gesto delicato, accarezzò il tasto " stop", e l'ascensore si bloccò.

Paolo non capiva, cominciò a tremare.

Lei si voltò e gli disse: " Sento che sei timido, ma io amo conquistarmi le cose!".

Prese Paolo dolcemente, gli legò le mani con delle manette, e lo appoggiò alla parete dell'ascensore e incominciò ad accarezzargli tutto il corpo con entrambe le mani.

Lui era posseduto e gli piaceva molto.

La bionda gli tocco il culo, lo pizzicò, ed attraversando la schiena arrivò fino al collo.

Lo baciò con forza, lo voleva, lo voleva profondamente.

Gli sbottonò i pantaloni e gli accarezzò il pene già eretto, poi si tolse il tubino e rimase con un perizoma nero, senza reggiseno.

Paolo stavo scoppiando,ma non poteva muoversi.

La ragazza si chinò e dopo aver scappellato il pene cominciò a leccargli la cappella, poi scese sull'asta ed arrivo alla scroto.

Paolo ansimava dal piacere.

Lei lo spogliò completamente, e incominciò a leccargli i capezzoli mentre con una mano lo masturbava.

Dopo di che si mise a pecorina e si fece penetrare la figa già bagnata.

Godettero entrambi e Paolo si beò della sua passività.

Lei gridava, e lo possedeva.

Lui ansimava ed era posseduto da questa creatura magica e maliziosa.

Il pene entrava ed usciva dal ventre della donna e lei mai sazia lo prendeva in bocca , fra i seni, leccava la pelle dell'uomo, lo baciava.

Lui era stravolto.

Il battito cardiaco aumentò e venne poderosamente nella bocca della bionda donna, così come un vulcano che erutta.

Il passaggio dello sperma era piacere eterno, che riempivo ogni godimento, quasi fino a morire.

Poi, non sazia, fece chinare Paolo e gli disse: "ora me la lecchi tutta! Voglio venire di nuovo!".

E Paolo senza farselo ripetere cominciò la danza, dentro, fuori, sulle cosce e sui capezzoli.

L'attraversava, la possedeva senza possederla,si estasiava del godimento altrui.

La donna venne presto, sazia.

Lo rivesti, accarezzandolo ancora, ma lo lasciò lì ammanettato.

Lo guardò compiaciuta, ma compostissima.

Gli mise in tasca il suo perizoma bagnato.

L'ascensore si riaprì.


Nuova gente entrò, quasi non accorgendosi di nulla.


Ma Paolo ancora portava sulla pelle i brivido di quel piacere paradisiaco.

Ne aveva ancora voglia.

domenica 4 ottobre 2015

Passione segrete - La mia cougar la donna delle pulizie del mio ufficio

A Passione segrete, la storia di Federico di Pavia .Ecco voi il racconto.

Valeria! Un nome comune come tanti, che rappresenta una donna comune come molte altre. E' quello che pensavo fino a qualche tempo di Valeria.

Una donna, Valeria, con il quale avevo scambiato solo poche parole di sfuggita, quando l'incontravo sulle scale del condominio del mio ufficio. Valeria è infatti la donna delle pulizie del mio condominio.

Confesso che  nei nostri incontri sulle scale, si limitavo sempre al buongiorno o buonasera, anche se lei mi sfornava sempre grandi sorrisi e sembrava voler  attaccare bottone. Solo una volta, nel quale avevo meno fretta del solito, mi soffermai a parlare con lei. Scoprì che era una donna sposata e che viveva a Pavia a pochi centinaia di metri dallo stesso ufficio.

Detto questo, ribadisco che non ho mai avuto particolari pensieri su di lei. Premetto Valeria ha quaranta due anni, è una donna tutto sommato gradevole, magra con i capelli riccioli  lunghi, alta almeno un metro e settanta, occhiali da vista e un viso direi nella norma. Nel complesso la definirei una donna piuttosto normale. La differenza di età tra  noi due era notevole. Io ho infatti, ventisette anni e nonostante non mi dispiacciano le donne un po' più grandi di me, non avevo mai fatto particolari pensieri su di lei.

Tornando a me per un attimo, posso dirvi che sono un single, non mi dilungo sulla mia descrizione fisica e mi limito nel  dirvi che  mi considero un ragazzo come tanti, con  aspetto fisico nella media. Sotto l'aspetto lavorativo, posso dirmi molto fortunato, ho iniziato da giovanissimo a soli 16 anni a costruire siti internet, tanto da farne alcuni miei che hanno avuto quel successo, sufficiente da permettermi di avere un ufficio mio ed un discreto giro d'affari.

Parlando nuovamente di Valeria, devo spiegarvi com'è cambiato il mio punto di vista su di lei. Molto spesso di venerdì frequento una nota discoteca  del posto assieme a qualche amico. Ecco propri uno di questi venerdì, incontro Valeria, accompagnata da altre sue amiche. Vedere Valeria in tacchi, minigonna e ben truccata mi ha in qualche modo un po' confuso e stupito positivamente. Durante quella sera, ebbi modo di farmi una bella chiacchierata con Valeria, lei era davvero molto disinibita e pareva proprio essere come si dice ai giorni nostri una vera cougar. Sfrontata, sexy, seducente e amante dei ragazzi più giovani. I suoi sorrisi ed i suoi sguardi magnetici e seducenti allo stesso tempo, mi proiettavano verso esilaranti fantasie sessuali. Per varie dinamiche della serata, ci perdemmo di vista, ma quella notte tornai a casa desiderandola fortemente.

Trascorso la domenica, il lunedì mi alzai piuttosto presto al mattino, sperando di incontrare nuovamente Valeria sulle scale. Fui fortunato e l'incontrai proprio come avevo desiderato. Ci scambiammo un sorriso complice e con una scusa la invitai ad entrare nel mio ufficio. Con molta sfacciataggine mi avvinai per baciarla ma lei si scostò e mi disse: "Per favore non qui. Sabato prossimo sarò nuovamente con le amiche alla stessa discoteca dell'altra volta, magari ci vediamo lì, se ci sarai".

Il sabato, mi presentai alla discoteca già molto eccitato, aspettai un'ora e poi finalmente vidi apparire Valeria, che era  ancora più bella e provocante dell'ultima volta. Fremevo dalla voglia di prenderla e scoparla senza esitazione per ore e ore. Mi avvicino  così e le offro qualcosa da bere al bar, riusciamo a fare quattro chiacchere, ma dopo poco, un altro ragazzo più o meno della mia età, la chiama. Valeria si scusa e mi dice che mi avrebbe raggiunto a breve. Valeria è adesso a pochi passi da me; su un divanetto sta sorseggiando uno spumante con il tipo, che avevo chiesto di salutarla  poco prima e sembra che sia molto presa, anche se ogni tanto la vedo che con gli occhi mi cerca per vedere se la guardo.

Sono un po' deluso e non capisco esattamente cosa sta accadendo, sono passati 20 minuti, nei quali io l'ho aspettata proprio davanti ai suoi occhi, mentre lei fa la scema con un altro. Sto per arrabbiarmi e sono sul punto di andarmene,poi, finalmente, Valeria si alza, bacia su una guancia il ragazzo con il quale con stava discorrendo e lo saluta; quindi passa davanti a me e con una grande sorriso mi sussurra "Seguimi".

Attraversiamo tutta la sala, mentre la musica è a tutto volume io la seguo tra le luci ad intermittenza e la ressa tipica della sala dei presenti. Scendiamo le scale e usciamo dalla discoteca, Valeria mi guida verso il parcheggio e mi invita a salire sulla sua auto. Appena entrati iniziamo a baciarci ma lei mi ferma una volta ancora. Valeria  prende la sua borsa e tira fuori da questa una benda. Intuisco subito le sue intenzioni e mi irrigidisco ma lei mi dà un dolce breve bacio in bocca e nel contempo inizia a toccarmi il cazzo, che  giàsta esplodendo nei miei pantaloni.
Valeria mi chiude dolcemente gli occhi con le mani e mi mette la benda. In questo momento sono al buio e pronta alle soprese che Valeria sta per riservarmi. Sento che il seggiolino della macchina, un fuoristrada piuttosto ampio fortunatamente, si sta abbassando Valeria nel contempo continua a massaggiarmi il cazzo senza però tirarlo fuori dai pantaloni.

Una volta che il seggiolino della macchina è completamente abbassato, Valeria tira fuori qualcos'altra dalla borsa, sento lo scintillio di qualcosa di metallico e  mi chiedo cosa sia. Valeria mi rassicura come sempre con i suo massaggi ipnotici e mi dice di stare tranquillo, quindi mi prende le mani mi sfila la maglietta e mi lega le mani in alto con delle manette. Sono frastornato ma confesso che questa situazione mi eccita molto. Sento adesso Valeria che si sfila le mutandine e si togli i tacchi, quindi di un tratto sento la sua figa sulla mia bocca. Che troia, penso tra di me, mi sta mettendo la fica in bocca. La cosa però mi piace molto e le porgo la mia lingua cercando di soddisfarla al meglio. Sento Valeria godere e gemere, gemiti che si accentuano di tanto in tanto, quando Valeria con grande impeto mi prende la faccia e la spinge verso la sua fica. Il bello viene però quando Valeria inizia a cavalcare sulla mia bocca con la sua figa sfregandosi e aumentando il suo sospiro e i suoi gemiti fino ad un intenso orgasmo.

Ho la faccia bagnata fracida dal suo orgasmo mentre il mio cazzo è inumidito e freme dalla voglia di essere soddisfatto. Valeria mi pulisce brevemente la faccia con un fazzoletto, finalmente poi mi tira fuori il cazzo dai pantaloni , mi toglie  la benda e mi monta sopra con la figa questa volta sul cazzo. La penetrazione è immediata, un solo colpo dall'alto verso e il basso e già sento che sto per venire. Valeria lo comprende e si distoglie dal mio cazzo, salendo con la figa e fermandosi. Poi la mia bella cougar, rimane ferma, con la sua fica pronta ad essere penetrata a pochi millimetri dalla mia cappella. Ogni piccola oscillazione del suo corpo avvicina di tanto in tanto la sua figa al mio cazzo, provocandomi ogni volta degli spammi di intenso piacere. Nel contempo Valeria mi bacia con una dolcezza e una passione inenarrabile. Calmatomi un po' Valeria rinizia molto lentamente ad andare su e giù per qualche minuto fin quando senza nessun preavviso io esplodo in una tremenda schizzata proprio dentro la sua figa. Lei non di discosta ed anzi quando vengo infila la sua vagina fino in fondo e muove il culo come in un balletto di qualche secondo. Rimaniamo per qualche secondo abbracciati e rilassati, poi Valeria si alza si pulisce e si riveste ed io faccio altrettanto.

La serata è finita, è stata una notte davvero speciale, dove sono rimasto del tutto ammaliato dalle appassionate doti amorose di Valeria. Per mia fortuna, ho avuto modo di farmi altre belle scopate con Valeria, fino al giorno in cui ho incontrato la mia attuale fidanzata ed ho deciso di chiudere la storia con Valeria. Questa storia, oltre a farmi vivere intensi momenti di sesso, mi ha insegnato anche che, nella normalità che riscontriamo in  molte donne vi possono essere vere troie. Per questo, dopo questa esperienza, vedo ogni donna , anche la più banale con occhi differenti, cercando di captare quale perversione si cela in essa.



sabato 3 ottobre 2015

Passione segrete - la mia prima volta da schiava

Dopo molto titubanze, ho deciso finalmente di scrivere la mia esperienza sessuale, quella che forse intimamente ho sempre desiderato dentro di me, ma che per molti motivi, soprattutto per ragioni legate alla mia educazione, ho deciso di evitare per molti anni.

Prima di tutto, cari amici lettori, voglio brevemente raccontarvi chi sono e cosa faccio nella vita di tutti i giorni. Per ovvi motivi ometterò di dirvi il mio nome reale ma tutto il resto, è assolutamente vero.

Dunque, iniziamo, mi chiamo Valeria ad oggi 02/10/2015 ho quarantacinque anni suonati e di professione faccio l'avvocato. Sono nata in Sardegna, precisamente nel comune di Olbia e qui vivo tuttora oltre a svolgere con discreto successo la mia professione di avvocato. Dopo tanti anni di sacrifici, oggi mi posso ritenere soddisfatta dei risultati professionali ottenuti; ho uno studio di proprietà ben avviato, una abitazione principale e una piccola casa al mare.
La mia tenacia e determinazione sono state le chiavi  attraverso le quali posso dire di aver raggiunto tali risultati. I sacrifici, viceversa che ho dovuto fare per raggiungere tali obiettivi, sono stati altresì molto duri, in primis il sacrificio più grande quello di aver rinunciato ad avere una famiglia e una relazione stabile.
Sì, perché a dirvi il vero, non solo ho rinunciato più o meno coscientemente ad avere una famiglia ma ho trascurato anche me stessa, non avendo mai relazioni amorose stabili nel tempo. Nella vita di tutti i giorni, per le dinamiche della mia professione, ho dovuto difendermi e mostrare le unghie in molti casi. Tutto ciò, lo riconosco mi ha nel tempo "inacidita" mi ha reso agli occhi di molti la classica Zia zitella, sempre insoddisfatta.
Devo ammettere che caratterialmente sono o forse sono diventata sempre più aggressiva e insoddisfatta verso gli altri e verso la vita in generale. Solo da poco, quando raggiunti i miei obiettivi, ho avuto modo di fare un sunto della mia vita, ho realizzato tutto quanto e quindi ho avuto modo di innescare dentro di me un cambiamento.

Volevo capire chi ero e cosa volessi davvero nella vita.
Forse, però, visto anche il tema, che stiamo affrontando sarete curiosi di sapere anche come sono fisicamente. Se come immagino molti dei lettori di questo blog sono maschi, allora per tanti aspetti il mio racconto fin adesso vi avrà probabilmente annoiato. So che il prologo non sembra dei migliori ma trovo con sincerità che la mia storia sia realmente molto eccitante, quindi abbiate ancora un po' di pazienza.

Torniamo al mio aspetto fisico. Sono una classica donna mediterranea, con capelli mori di media lunghezza, occhi color nocciola, viso tondeggiate e direi gradevole, labbra né troppo sottili né troppo carnose. Fisicamente sono asciutta, peso circa 54 kili e faccio palestra almeno 3 volte a settimana. Ritengo di aver un bel seno, non solo piuttosto capiente, in quanto porto una terza abbondante, ma anche abbastanza alto e sodo, questo lo devo un po' alla palestra un po' alla natura. Per farla breve non sono la classica sventola da 10 e lode, ma una donna che comunque non passa del tutto inosservata. Cerco di vestirmi "bene", per quanto ognuno ha il suo stile e i suoi gusti. Il mio lavoro mi impone abiti classici, ma nel mio tempo libero non mi nego vestiti estrosi e colorati.

Iniziamo con la storia. Come anticipato, decisi di dedicare più tempo a me stessa, mi sono iscritta a vari corsi, ho aumentato le uscite con amici e ho iniziato a sbirciare le chat su internet. La mia curiosità riguardo al mondo dell'erotismo mi ha portato più volte a sbirciare siti internet riguardanti il mondo del bdsm. Per pudore e per altri motivi che non sto qui a elencare, non avevo mai approfondito l'argomento. Questa volta però è stato diverso, i miei tabù erano caduti, ero diventata consapevole che alla mia età, c'è solo una cosa da fare, godersi la vita senza esitazioni e cercare quello che più ci rende felice. La lettura di racconti bondage mi appassionava e mi riempiva di brividi di eccitazione misto a benessere.

Dopo i racconti, iniziai a usare anche le chat ad a visionare i siti erotici di annunci bdsm. Molti di quelli che fin hanno letto attentamente la mia storia, penseranno adesso, che io mi identifichi nel ruolo della "padrona". In realtà nonostante il mio carattere forte e determinato, mi sono sempre sentita dentro come una "sottomessa", una donna incline alle umiliazioni alla schiavitù. Dopo alcuni incontri nella mia regione, con alcuni sedicenti "padroni", trovai finalmente il master giusto per punirmi. La nostra relazione è stata subito dal principio molto psicologica ed è passato del tempo, prima di passare ai fatti.

La mia prima volta da schiava è stata pochi mesi fa, quando dopo vari incontri con il mio padrone, un uomo maturo ,avvocato come me, di nome Giorgio, ho avuto il piacere di godere come mai nella mia vita. Il tutto si è svolto nell'ufficio di Giorgio, che mi chiamò il giorno prima con la scusa di discutere e aiutarlo in una pratica legale. Arrivo all'ufficio di Giorgio verso le 18 puntuale. Iniziamo a discutere del caso, senza che nessuno dei due tenti di sedurre l'altro. L'unica cosa strana che noto è che Giorgio, mi offre con cadenza molto frequente dell'acqua e mi invita a berla, lui stesso beve di frequente e in meno di 1 ora, consumiamo circa un litro e mezzo d'acqua.
Dopo aver bevuto così tanto, sento il desiderio di andare in bagno per la pipì e chiedo a Giorgio il permesso di andare in bagno. Lui con un tono di voce più severo di sempre, mi risponde " Tu non vai da nessuna parte, volevi capire, realmente cosa significa essere sottomessa? Bene questo è il momento."
Nello stesso istante Giorgio apre dal cassetto della scrivania, due manette e una benda, mi guarda dritta negli occhi e mi chiede di mettermi inginocchiata a terra e di togliermi la camicetta. D'un tratto mi sento mille brividi che mi scorrono  nella pelle e una forte emozione mista tra proibito e impeto. Emozionata come un'adolescente al primo appuntamento con un ragazzo più grande ed esperto, mi prostro inginocchiata e mi tolgo la camicetta e  pantaloni, rimanendo in mutandine e reggiseno. Giorgio a questo punto con molta cura e delicatezza mi mette la benda in testa, poi mi prende le braccia me li mette dietro la schiena e lega le due mani con le manette. Quindi mi fa alzare e mi accompagna a bordo del muro. Inginocchiata a terra con il corpo accostato al muro e con le mani legate, mi sento imprigionata e inerme. Allo stesso tempo però mentre il mio corpo sente il disagio della posizione, il mio cervello si sente libero e felice. Giorgio a questo punto mi dice "Adesso se devi urinare, fallo pure senza vergona, fattela addosso nei vestiti."
Con un sfrontatezza che neanch'io pensavo di avere, gli obbedisco e riempio di calda urina prima le mie mutandine bianche e quindi il pavimento. A questo punto sento il rumore, della cerniera dei pantaloni di Giorgio che si apre e Giorgio che mi ordina: "Apri la bocca". Una volta ancora gli obbedisco spalancando la bocca e ricevendo dopo pochi istanti, tutto il piscio in faccia ed in bocca. Appena finito, Giorgio mi chiude la bocca e per qualche istante mi chiude anche il naso, facendo deglutire e bere tutta la sua urina. Il sapore è piuttosto fastidioso, ma l'eccitazione sale ancora, adesso mi aspetto il suo cazzo in bocca e dentro di me fremo dal piacere al pensiero. Giorgio però ,si allontana dalla stanza, lasciandomi lì inginocchiata e legata , bagnata di urina. Non capisco l'attesa, adesso mi sento come persa, umiliata e sbeffeggiata ma ancora una volta molto eccitata. Dopo almeno 15 minuti Giorgio rientra nella stanza. Il rumore delle sue scarpe scolpisce ogni suo passo, nel silenzio e nel buio. Sento Giorgio adesso che si spoglia e mi invita ad aprire la bocca. Obbedisco con piacere al suo ordine e attendo con piacere il suo membro in bocca.

La mia bocca è spalancata e vogliosa, sento arrivare qualcosa lentamente e finalmente l'assaporo in bocca. Stranita mi accorgo che non si tratta del cazzo di Giorgio, ma bensì di qualcosa di vellutato , probabilmente una banana. Giorgio parla ancora e mi dice "prima di meritarti il mio cazzo, mi devi far vedere quello che vali". A questo punto Giorgio ritrae la banana  dalla mia bocca e con le sue mani mi apre nuovamente la bocca fino a spalancarla e ci infila a seguito 3 dita, spingendole fino in gola fino a farmi venire quasi i conati. Giorgio continua poi infilandomi la banana tutta in gola e di tanto mi schiaffeggia con la stessa nel viso con una certa violenza. Ancora una volta  Giorgio mi apre la bocca e si avvicina con il suo pene, che noto essere ancora moscio. Senza nessuna delicatezza Giorgio, mi mette il suo cazzo moscio tutto in gola e pian piano sento dentro di essa, il suo cazzo che si gonfia. Spesso ho i conati e Giorgio mi dà appena li tempo per respirare e poi riinizia, alternando degli schiaffi sul viso datemi con il suo cazzo.

Nonostante io non fossi fin a quel momento ancora stata toccata né masturbata mi sentivo bagnata come mai lo ero stata prima. Giorgio a questo punto mi invita ad alzarmi mi toglie le manette ma mi tiene la benda, quindi mi toglie il reggiseno ed inizia a strizzarmi i capezzoli tanto da farmi gridare sibillinamente dal dolore. Quindi mi applica sui capezzoli qualcosa che mi stringe, probabilmente delle mollette. I miei capezzoli sono doloranti, ma ancora una volta quel dolore mi piace da matti. A questo punto Giorgio mi mette a pecorina con la testa che si ritrova appoggiato alla sua scrivania e seni che penzolano all'ingiù. Giorgio inizia a leccarmi l'ano, me lo fa umidire bene e lo apre piano con le mani di tanto in tanto, allungando anche la profondità con la quale la sua lingua entra dentro le pertugi  del mio ano. Oh mio Dio, confesso che nessuno era stato mai tanto bravo e nonostante non amassi il sesso anale, mi ritrovai a sentire un piacere insolito e inaspettato. Giorgio iniziò quindi  ad infilarmi un dito nel nell'ano e quando constatò che questo si era sufficientemente allargato ci infilò qualcosa tipo un pennarello da ufficio o cose simili. D'un tratto anche la mia figa venne penetrata, mentre io persistevo a pecorina con l'ano penetrato da un oggetto ancora non identificato. Ci vollero solo pochi secondo perché io ebbi un caldissimo ed intenso orgasmo, che si ripeté qualche minuto dopo quando Giorgio mi venne sulla schiena.

Questa è stata la mia prima volta da schiava. E' stata un'esperienza fantastica, che mi ha fatto scoprire le mie fantasie nascoste a la mia natura da donna sottomessa. A oggi, mi continuo a vedere con Giorgio, con il quale sta nascendo un rapporto serio che va al di là del sesso, ma nel quale lei mi stuzzica continuamente con il suo fare da padrone, che mi provoca sempre e comunque una sensazione di benessere e di piacere. Piacere al quale oggi non potrei mai rinunciare.