giovedì 17 marzo 2016

Vita da scambisti.

Vita da scambisti.

Avevamo deciso di non avere più contatti con Fulvio e Francesca, dopo il bollente breve periodo nell’hotel per scambisti in Slovenia.

Ma poi subentrò la noia. Dopo le intense esperienze sessuali provate nel giro di quattro giorni la nostra vita di coppia aveva ricominciato a scorrere monotona. Io guardavo spesso il DVD con le prestazioni di mia moglie ben documentate ed era più eccitante di qualche scopatina a fine giornata.

Una sera mentre mia moglie era già a letto e pensavo che dormisse, stavo assistendo al suo doppio rapporto con penetrazione anale e vaginale in contemporanea sul maxi-schermo del salotto quando me la trovai alle spalle, in camicia da notte, che guardava anche lei.

“Nostalgia?” mi chiese.

“Beh, non si possono certo fare quelle cose per tutto l’anno” risposi ipocritamente. Ma aggiunsi: “Tu ci torneresti?”.

“Fino in Slovenia no, ma se si trova qualcosa più vicino, perché no?”.

Mi misi alla ricerca fin dal giorno dopo. Dopo avere rinunciato a posti pubblicizzati su siti internet (troppo rischioso) decisi di telefonare a Fulvio sul cellulare.

Superati i primi minuti di imbarazzo reciproco, venni al dunque senza troppi preamboli: “Ma non c’è un posto qui in città o nei dintorni? Non si può andare ogni volta così lontano…”.

“Si che c’è, anche noi abbiamo cominciato qui in zona. Facciamo così, vediamoci una di queste sere e ne parliamo” rispose.

L’incontro fu a casa nostra tre giorni dopo.

Quando fummo seduti comodamente in salotto, alla fine di una buona cena, fu Francesca a prendere la parola per prima.

“Mi rendo perfettamente conto di come vi siete sentiti alla fine del soggiorno in Slovenia e non ci siamo offesi né perché siete partiti senza salutare, né perché non vi siete più fatti vivi. La prima volta è stato così pure per noi”.

“Però” aggiunse Fulvio “dopo un po’ di tempo vi siete resi conto che quella esperienza aveva aggiunto… pepe alla vostra vita, e vi è mancato… Sbaglio?”.

Lasciai rispondere mia moglie, perché io ero d’accordo con loro.

“Alla fine del periodo in quell’hotel mi sono sentita una puttana” disse. “Ma è vero, è stato tanto più eccitante quanto più tempo è passato. Ora fare l’amore ci sembra banale. Scusa, sai” aggiunse guardandomi sorridendo, “ma so che è lo stesso per te”.

“Bene” disse Fulvio a questo punto, “credo che siate pronti a tornare nel nostro giro. Volete riscaldarvi un po’ stasera o vi dico subito quali sono le possibilità per i prossimi giorni?”.

Mia moglie mi guardò, poi guardò Fulvio e Francesca.

“Va bene anche ricominciare stasera, ma stavolta vorrei essere io a guardare, se siete d’accordo” disse un po’ esitante.

Francesca lanciò un’occhiata al marito, poi a me, ricevendo un gesto di assenso da entrambi.

Allora si alzò, andò al centro del salotto e fece uno strip-tease estemporaneo, lento quanto bastava per provocare la mia erezione, completata quando fu completamente nuda. Non so quanto ci mise Fulvio, ma posso affermare che quando sia io che lui fummo spogliati, pochissimi minuti dopo sua moglie, non aveva problemi da quel punto di vista. Si vide subito che erano allenati: mentre lei si distendeva sul divano e allargava le cosce, lui mi fece cenno di inginocchiarmi davanti a lei e darmi da fare con la lingua, mentre lui la carezzava sui seni e le titillava i capezzoli. Nel frattempo mia moglie era seduta tranquillamente su una poltrona a gambe accavallate (e nonostante l’impegno che stavo profondendo con Francesca, non evitai di notare che le sue lunghe cosce erano in bella vista).

Dopo che la moglie di Fulvio ebbe avuto il primo orgasmo cambiammo posizioni: Lei si mise a pecorina sul tappeto, Fulvio si pose dietro di lei e la penetrò subito mentre lei faceva un pompino a me che le stavo in ginocchio davanti. Pur nel godimento che provavo vidi che mia moglie aveva allargato le gambe e la sua mano era infilata dentro la gonna e, immagino, dentro le mutandine perché si muoveva mentre lei si godeva la scena. Poco dopo che fui venuto in bocca di Francesca, che ingoiò senza problemi, vidi mia moglie a occhi chiusi che sospirava rumorosamente mentre la sua mano era sempre più veloce. Nel frattempo Fulvio aveva diretto lo spruzzo del suo eiaculato sul sedere e sulla schiena della moglie.

Dopo che ci fummo fatti tutti una bella doccia venne il momento del caffè e dei saluti.

“C’è una villa a sud di Roma, zona Castelli romani, dove si può divertirsi anche più che in Slovenia. Potete andarci anche da soli, vi do io tutte le dritte” disse Fulvio.

“Ok” disse mia moglie, “oggi mi sono riposata, ma lì mi darò da fare anche io. Quando andiamo?” chiese guardandomi negli occhi…

Un bacio caldo e bagnato


Un bacio caldo e bagnato

Erano passati davvero moltissimi mesi dall’ultima volta in cui avevo incontrato Alessandro e di cose ne erano successe, soprattutto avevo conosciuto un ragazzo e ci eravamo messi insieme. Una relazione un po’ particolare dato il suo carattere particolare ma volevo star con lui e potevo accettare quasi ogni cosa. Tuttavia, Alessandro è un ragazzo che difficilmente ti passa di mente e questo l’ho capito qualche sera fa.

Un sabato sera, parecchio tardi, ero di ritorno da una serata pazza con tutto il gruppo di amici ed ero pronta ad andare a letto ma pensai di mandare un messaggio ad un’amica per una sigaretta prima della nanna. Mentre scorrevo i numeri, lessi il SUO nome e non resistetti alla tentazione...

- Disturbo?

- Ehi...come mai a quest’ora?

- Volevo...ehm...volevo vederti!

- Dove sei?

- Sotto casa...

- Arrivo!

Era avvenuto così in fretta questo scambio di sms che non mi resi nemmeno conto di ciò che stava per succedere. Arrivò immediatamente e mi fece salire in macchina.. indossava un giacca chiara e un camicia bianca, era così elegante a differenza mia che indossavo un semplice shortino e un top che lasciava parecchio intravedere la mia bella quarta di seno che a lui piaceva tanto.

“ Stai davvero bene..” mi disse e risposi con un sorriso. Decidemmo di andare nel posto dove eravamo stati la prima volta e lì iniziammo a parlare un po’, giusto per rompere il ghiaccio. Ero terribilmente in imbarazzo davanti a lui, probabilmente perché questa volta anch’io avevo una relazione e già il fatto di essere lì con lui era un tradimento bello e buono.

- Cosa posso fare per metterti a tuo agio? Sembri così nervosa..

- No Alex tranquillo, mi passa.. non è nulla..

Appoggiai una mano sul suo petto e lo baciai. Fu come una scarica elettrica perché scatenai in lui una reazione che non avevo nemmeno previsto: prese a baciarmi con forza, premeva le mie labbra contro le sue e si faceva spazio tra di essere con la sua lingua..mi sentivo sottomessa a lui anche solo per il modo in cui mi baciava... quanto mi era mancata questa sensazione! Scese sul collo, mi dava baci lenti e passionali, allora presi a sbottonargli la camicia. Lui intanto mi toccava i seni sapendo benissimo quanto il suo tocco mi mandasse in estasi!

D’un tratto mi prese la mano e la poggiò sui suoi addominali, ebbi come un mancamento...erano così terribilmente definiti che ne potevo tracciare i contorni anche solo un con leggero tocco della mano, senza andare troppo a cercare! Continuammo a baciarci, io e Alex non siamo mai stati di molte parole e a me è sempre andato benissimo così. Portò la sua mano sotto il mio top cercando di raggiungere la mia pelle ma gliela tirai via... Lui con un movimento impercettibile si liberò dalla mia presa e mi afferrò il polso con una forza che mi fece eccitare ancora di più. Lo guardai con malizia “Ehi guarda che mi stai facendo male..” e mi morsi il labbro perché quel contatto mi stava letteralmente mandando il tilt! Sentivo le vene del polso pulsare sotto quella stretta dannatamente piacevole e lui non ne voleva sapere di lasciarmi andare..portò il mio braccio dietro la schiena, mi immobilizzò e con i denti mi tirò giù il top che oramai era decisamente di troppo!

Con la mano che aveva libera mi sfilò il reggiseno e iniziò a leccare avidamente i miei capezzoli oramai durissimi. Ho sempre avuto molta sensibilità in quella zona ma soprattutto era lui che era capace di leccarmi in una maniera davvero eccitante. A stento trattenevo i gemiti di piacere e più godevo, più lui leccava velocemente. Mi lasciò andare la mano che avevo dietro la schiena e infilò la sua nel mio shortino. Voleva cercare la mia fighetta che oramai era completamente bagnata e non appena la trovò fu percorso da un brivido di eccitazione fortissimo, in effetti ai tempi che ci vedevamo non me la depilavo tutta...ora sì! Era bella liscia e aspettava solo le sue mani!

Mi sfilò i pantaloncini e sfregando i mio clitoride con il pollice e l’indice mi regalò un favoloso orgasmo... Non appena ripresi un po’ le forze riuscii a prendere il sopravvento e mi liberai della sua presa sul mio corpo!

- Stai facendo la cattiva, come la prima volta...

- Certe cose non cambiano mai... Altre sì però...

Sapeva benissimo a cosa mi riferivo e gli si accese una scintilla di eccitazione nello sguardo. Mi mise una mano dietro la testa e mi avvicinò al suo viso, poggiò le sue labbra bollenti sul mio orecchio e disse con una voce tremendamente calda e sexy “Allora prendilo in bocca tesoro...”. Non ci fu bisogno di ripeterlo, nel corso degli anni ero maturata parecchio sotto quest’aspetto e non vedevo l’ora di avere un suo parere a riguardo! Lo spogliai quanto bastava per avere totale libertà di movimento su di lui e iniziai a fargli sentire la mia lingua sul suo cazzo ormai durissimo. Davo colpo secchi e veloci, poi prendevo la cappella tra le labbra e la succhiavo con tutta la passione che avevo in corpo...lo sentivo godere e questo non faceva altro che aumentare il mio desiderio di lui...facevo scorrere le mie labbra lungo la sua asta completamente inumidita dalla mia saliva...mi teneva dai capelli e faceva pressione quando desiderava trattenessi il suo arnese tra le labbra, mi spingeva su e giù e sentii che oramai era vicino all’orgasmo così decisi di dare il mio meglio in quegli ultimi minuti: facevo roteare la lingua sulla sua cappella che pulsava sotto i miei colpi, gli piaceva da morire e mi implorava di non smettere. Un fiotto del suo liquido caldo mi arrivò vicino alla bocca e io mi pulii con la lingua mentre spostai il getto verso i miei seni che si riempirono del suo nettare. Era esausto, glielo leggevo negli occhi e lo sentivo dal suo respiro.

- Sei proprio una porca!

- Quando sono con te, particolarmente..!

Trombata dal meccanico


Trombata dal meccanico

Lei, un metro e sessanta, vestita in modo molto approssimato ma sempre per farsi notare, con una specie di sottana a bretelline da tenere in casa lunga fino a un palmo sopra il ginocchio e trasparente fin li mentre da un po’ più su diventa coprente, scollata quanto basta da lasciar intravedere il pizzo del suo push up e la parte superiore del suo seno che così diventa veramente desiderabile ma in realtà non è molto abbondante mentre il resto è veramente da favola: un culo sodo piccolo e rotondo, delle belle gambe affusolate che con gli zoccoletti che porta oggi si esaltano ancora di più beh solo a descriverla così mi vien duro di desiderio ma sentite questa.

Qualche tempo fa si è presentata per pranzo così vestita e all’apparenza, a parte il suo solito apparire nulla di strano e neanche strano che stesse seduta di fianco a me capita.

Di solito succedeva che quando capitava così, in modo elegante, senza farmi notare, buttavo l’occhio alle sue tette e alle sue gambe ma questa volta credo che abbia deciso di farmi un dispetto. Dispetto, secondo me, derivato dal fatto che lei se ne era accorta di questo mio fare. E, come detto, quando ho dato la mia solita occhiatina vedo quel vestitino tirato molto più su del consono e la sua sinistra che massaggia il suo interno coscia sempre più indietro: cazzo come mi sono eccitato ma, dato il contesto tutto è morto lì a parte la mia eccitazione e la mia nuova voglia di metterci le mie di mani in quell’interno coscia.

Passano alcuni giorni e ricevo una sua telefonata:

“per favore puoi passare da casa che non mi parte più l’auto?”

E lì sono partiti un migliaio di film e seghe mentali:

“magari l’auto non è e mi fa entrare in casa ed è sola”

Ma eccomi giungo a casa sua e purtroppo tutti i miei desideri si sciolgono come neve al sole perché la trovo già davanti al portone che mi aspetta.

Pronta per uscire, indossava una gonna corta, calze nere, un paio di tacchi altissimi (deve cercare sempre di esaltare la sua altezza visto quanto è bassa) e una camicetta: “ammazza quanto è bona” penso ma comunque è già giù.

Scendo e mi avvicino e dico:

“dai cosa è successo? Che fa la tua auto?”

Faccio finta di essere interessato mentre a me interessa altro: il suo reggiseno e le sue tette che si intravedono bene sopra la camicetta. Mi risponde

“vieni che ti faccio vedere”

E mi conduce verso la rimessa condominiale infondo infondo lì dove sta la sua auto.

Allora le dico di mettersi al volante e cercare di mettere in moto per farmi sentire cosa succede e già mentre sale in macchina lo spettacolo inizia: la sua gonna sale ancora più su e scopro che i collant sono autoreggenti e che in fondo ci sta una mutandina nera.

Allora mi metto con due mani poggiate sul montante, con la portiera aperta e guardo verso l’interno e, mentre lei tenta di mettere in moto, mi godo lo spettacolo di quelle gambe e di quei seni.

Ma l’auto non ne vuole proprio sapere di andare allora rinuncio e dico che forse ha bisogno di un meccanico e le indico come di scendere dall’auto.

Nel gesto di scendere mi mostra ancora il fondo di quella gonna ed insieme il fondo di quel bellissimo seno.

Mi ringrazia e per andar via quando io, non so da dove mi sia venuta, rispondo:

“sono io a doverti ringraziare”

E lei come se non capisse niente mi fa:

“e di cosa?”

Ribatto:

“del bellissimo spettacolo che mi hai offerto, non potevo chiedere di meglio”

E lì con occhio malizioso mi fa:

“ ne sei sicuro?”

E ancor prima che io avessi il tempo di reagire mi mette la mano sul sedere e mi stringe forte a se e tenta di baciarmi. Il bacio non me lo faccio dare ma cacchio le mie mani partono e cominciano a tastare quel sedere sodo, la morbidezza di quelle calze, la durezza di quel seno.

E lei subito prende la mia mano e la conduce sul fondo della gonna e mi indica di tirargliela su mentre con l’altra si lavora la mia cintura e la mia zip.

I miei pantaloni e i miei slip sono giù e subito si vede la mia erezione.

Non sono molto dotato in tutti i sensi però si è fatto veramente molto duro.

Lei però mi lascia intendere che mi vuole dentro ma per lei ho in serbo un’altra idea.

Mentre lei mi stringe forte a se le apro la camicetta per vedere bene il seno: è bellissimo e mi piace lì dove sta nel reggiseno poi, le metto le mani sulle spalle e spingo verso il basso come a farla inginocchiare.

Non resiste molto perché ha capito già tutto e, aiutandosi con le mani, me lo prende in bocca.

Non ce l’ho molto grosso per cui si da subito con dei movimenti avanti indietro le entra quasi tutto in bocca e con abili movimenti della lingua e delle mano che accarezzano le palle comincia a farmi un bel pompino.

Devo dire la verità: non ne ho mai ricevuto uno ne so se lei ne sapesse fare ma devo dire che stavo godendo alla grande, una sensazione fortissima mi pervade tutto il corpo: è una gran cosa, un gran modo di cominciare una scopata.

Va avanti così per un altro poco e lei sembra compiaciuta di avermi dentro la sua bocca perché ci da dentro alla grande e perché più ci da dentro più si ingrossa e forse questo le faceva pregustare quanto sarebbe accaduto poco dopo.

Ma forse l’ansia, forse l’emozione di un bimbo che riceve il suo giocattolo preferito, forse sarà lei che è li sa fare bene: vengo e vengo di un coito grandioso, le riempio completamente la bocca e ciò che non resta in bocca scorre giù per il collo sui seni e fra i seni. Lei ingoia tutto si alza e con l’indice raccoglie ciò che ha addosso e lo lecca come leccasse un dito appena immerso nella nutella.

Il mio cazzo ora comincia pian piano ad ammosciarsi ma io non voglio lasciarla così, non mi va che resti insoddisfatta e senza un orgasmo così la prendo da sotto le braccia e la metto sul cofano le tiro giù gli slip e cosa vedo: meraviglia, una fica completamente depilata e pronta per le mie cure e così faccio.

Mentre con una mano le accarezzo il petto passando da un seno all’altro, con l’altra comincio ad accarezzare la sua fica a toccarla, a penetrarla prima con uno poi con due dita e vedo il suo viso godurioso, la sua espressione persa nel piacere e sento i suoi fluidi e vado avanti ancora un poco finche non inarca la schiena e riceve un poderoso orgasmo, veloce e forte.

Ma decido di non darle tregua e immediatamente sostituisco le dita con la lingua e qui lei apprezza ancora di più perché le sue mani si spostano dal cofano alla mia testa e spinge forte mentre con la lingua mi lavoro per bene la sua fica mentre assaporo tutti i suoi umori e forse saranno stati proprio quegli inebrianti sapori che mi hanno fatto tornare duro il mio cazzo ma, vado avanti con la lingua ed eccolo puntuale arriva un altro orgasmo questa volta ancora più forte.

Ora però è il momento di assaggiarla realmente mi faccio su e senza nessuna fatica, tanto era fradicia, la penetro con tutto il mio cazzo, le metto le mani in corrispondenza della vita e inizio a spingere forte ma con ritmo lento e ad ogni colpo la vedo sussultare di piacere. E più vado avanti più quel piacere per lei aumenta e comincia pure a dire frasi sconclusionate.

Alla vado avanti sempre più deciso sempre più forte e ad un certo punto le sento dire:

“sfondami”

E così ci dò giù dentro alla grande alternando forti colpi decisi quasi da fermo bacino contro bacino con stantuffate veloci e stantuffate lente e violente e sono quelle violente che la fanno godere alla grande tanto che riceve un orgasmo talmente forte che si immobilizza letteralmente ed io non riesco più nemmeno a muovermi.

E’ completamente andata ed esausta, in preda di me e senza che lei possa partecipare, perché stanca, comincio ad entrare ed uscire con violenza: ora lo voglio io e le voglio forte. Lei è immobile con le gambe completamente divaricate sull’auto che mi offre la sua fica, ma non la sua mente perché ormai in altri mondi di goduria, per il mio puro piacere fisico e così mi dedico a me stesso cercando di godermi quella fica e quel momento e riprendo a muovermi ritmicamente e velocemente dentro quel buco caldo e accogliente e sento che l’orgasmo sta montando ma, riesco a resistere qualche altro minuto e continuo finché non la sento gemere, ne ha avuto un altro, ma questa volta non mi fermo, sto per venire anche io e quando ce l’ho proprio lì lì esco da lei la faccio di nuovo inginocchiare e le vengo in bocca ripetendo così il rito del primo orgasmo solo che ora lei ripulisce i miei e i suoi sapori.

E senza dire altra parola ci ricomponiamo, lei si siede al volante gira la chiave e l’auto parte.

Tra me e me penso che è una grandissima imbrogliona ma che l’imbroglio è stato graditissimo e accendendo la sigaretta vado via dicendo:

“il prossimo guasto deve essere più comodo”.

Tradire il marito con l'amico


Tradire il marito con l'amico

Mi chiamo Laura, ho 45 anni e sono sposata da 20 anni.

La storia che sto per raccontarvi è realmente accaduta circa 10 anni fa.

Io e mio marito Carlo 46 anni, felicemente sposati ma purtroppo insieme non abbiamo mai potuto avere figli, da sempre ci frequentiamo con i nostri vicini di casa, Marco e Loretta, 43 anni lei e 42 lui, entrambi di bella presenza (come noi).
Io sono diventata grande amica di Loretta e idem per i mariti, ci siamo sempre confidati tutto, o quasi tutto... almeno da parte mia.

Io sono una bella donna e da sempre amo vestirmi con scollature e minigonne... mi piace fare ammirare le mie bellezze, pur litigando spesso con Carlo poiché è molto geloso e possessivo.
Sin dall'inizio del nostro rapporto con Marco e Loretta, ho sempre notato che Marco gettava sempre lo sguardo alle mie scollature e quando ci trovavamo da soli ha sempre detto paroline con un doppio senso, mi ha sempre fatto tanti complimenti ecc... ma io per tanti anni ho sempre fatto finta di nulla per rispetto di Loretta, ma non nascondo che anche io ho sempre apprezzato la bellezza di Marco, che a differenza di mio marito ha un fisico atletico ed è sempre molto curato.

Una domenica di circa 10 anni fa eravamo tutti a casa nostra, pranzammo insieme e come di consueto dopo il pranzo mio marito e Loretta si appisolarono sul divano, Carlo era in salotto che guardava la TV ed io dopo aver rassettato mi andai a fare una doccia.
Mentre facevo la doccia sentii aprire la porta del bagno, che non era chiusa a chiave, credevo fosse mio marito e per un paio di volte dissi: "CARLO SEI TU?" ma nessuno rispondeva.

Convinta di essermi sbagliata, continuai a farmi la doccia.

Ad un certo punto mi accorsi che nel bagno c'era Marco che mi spiava, era nascosto dietro la zona lavanderia. Ebbi un attimo di esitazione, non sapevo cosa fare, volevo cacciarlo ma nel contempo provai una forte eccitazione.

Facendo finta di niente continuai a fare la doccia e dopo aver finito uscii dalla cabina tutta nuda, presi il telo e cominciai ad asciugarmi. Marco era convinto che non mi ero accorta di nulla.

La situazione mi intrigava non poco ma pensavo che se mio marito si svegliava e scopriva che Marco era li a spiarmi, per la sua gelosia morbosa sarebbe successa una rivoluzione, ma tutto ciò mi creava sempre più una forte eccitazione.

Passai allo specchio per asciugarmi i capelli lasciando cadere il telo a terra, per la prima ero completamente nuda in presenza di una persona estranea, senza alcun pudore.
Tutto ad un tratto Marco uscì allo scoperto, ed io facendo finta di non essermi accorta di essere spiata lo invitai ad uscire subito dal bagno, ma lui con molta determinazione mi prese da dietro e trattenendomi stretta a lui con forza cominciò a baciarmi sul collo toccandomi ovunque.

Io mi dimenavo per liberarmi ma non riuscivo in nessun modo.

Non potevo mai immaginare che Marco arrivasse a tanto, aveva perso il controllo... volevo urlare ma non mi uscivano le parole, forse perché sapevo che se Carlo e Loretta si sarebbero svegliati, si sarebbe scatenato l'inferno.

Sentivo il suo pisello duro come una pietra che strofinava sul mio culo e nel giro di pochi istanti lo tirò fuori e mi penetrò.

Io continuavo a fare resistenza in silenzio, ma lui evidentemente, avendo capito che io non avevo il coraggio e la forza di chiedere aiuto, tenendomi forzatamente piegata sul lavabo continuò a scoparmi fino alla fine.
Non avevo mai tradito mio marito e mi ritrovai a farlo contro la mia volontà con il suo migliore amico, per giunta nella stessa casa a pochi metri da lui.

Sapendo bene che non potevo avere figli, per ben due volte, mi svuotò il suo sperma dentro di me.

Volevo piangere per la rabbia e per quanto stava accadendo ma dentro di me provavo anche un gran piacere, mi sentivo sbattere come non aveva fatto mai nessuno, anche se agli occhi di Marco non lasciai trasparire il mio piacere.

Appena finì di scoparmi, con una grande disinvoltura si rivestì e senza dire una parola tornò in salotto, lasciandomi china sul lavabo e piena di sperma, mi sentivo come una puttana "SCOPATA E BUTTATA VIA" e la cosa mi fece molta rabbia.

Mi preparai e, facendo finta di niente, tornai in salotto anch'io ma non riuscivo a guardarlo in faccia, non riuscivo a capire se mi aveva stuprata o ero io che ero stata troppo permissiva.
La serata finì ed io per una settimana cercai di evitare qualsiasi contatto, sia con lui che con la moglie, fino a che una sera dopo cena, sapendo che mio marito va a letto presto, bussò alla porta chiedendo di lui.

Non mi diede neanche il tempo di rispondere che me lo ritrovai dentro casa.

Ero imbarazzatissima, per qualche minuto non dicemmo una parola, sentivo solo i suoi occhi puntati sul mio corpo che a malapena era coperto da una vestaglia nera semitrasparente che lasciava intravedere proprio tutto, i miei seni nudi ed il perizoma che porto regolarmente.

Non sapevo se chiedergli di uscire o di restare, la situazione mi intrigava e, ricordandomi quanto accaduto la settimana prima, non nascondo che provai una forte eccitazione.

Guardandolo attentamente notavo che la patta dei suoi pantaloni era sempre più gonfia.

Poco dopo Marco si sbottonò i pantaloni e li tirò giù, lasciando in bella mostra il suo arnese.

Ero stupita per le grandi dimensioni, oltre 20 cm di cazzo, la volta precedente lo avevo solo sentito dentro di me ma nella foga non mie ero resa conto della grandezza. Era bellissimo.

Si avvicinò a me ed iniziò a spogliarmi e a toccarmi ovunque.

Io mi lasciavo trasportare dalla forte eccitazione e, senza dire una parola, lo lasciai fare tutto ciò che desiderava.

Mi leccò la fica depilata, la succhiava con grande avidità e nel giro di pochi minuti mi fece raggiungere l'orgasmo.
Poi mi scopò in tutti i modi per circa un'ora, facendomi provare sensazioni mai provate prima.

La trasgressione più forte era sapere che mio marito era in camera a dormire ed io, consapevolmente, lo stavo tradendo con il suo migliore amico.

Mi riempì la fica di sperma per ben due volte, la terza volta si masturbò sopra la mia faccia sborrandomi tutto in bocca e obbligandomi ad ingoiare e ripulire tutto per benino.

Mi sentivo dominata e non riuscivo a dire di non a nulla.

Mi chiamava puttana e troia continuamente e questo mi faceva eccitare ancora di più.
Ad un certo punto suonò il campanello della porta, ci ricomponemmo velocemente e andammo ad aprire.

Ovviamente era Loretta, la quale, molto ingenuamente, non aveva capito cosa era accaduto, anzi, vedendomi con quell'abbigliamento molto sexy, fece anche qualche battutina:

- "VOI NON ME LA CONTATE GIUSTA..." ahahahah

- "MARCO SEI VENUTO APPOSTA PER GUARDARLA IN ABBIGLIAMENTO SEXY..." ahahahah

- "LAURA MI DEVO INGELOSIRE?" ahahahah

- "LA PROSSIMA VOLTA MI FARO' TROVARE VOLUTAMENTE COSI' DA TUO MARITO..." ahahahah
Pensavo dentro di me: Loretta scherza così perché si fida ciecamente di me ed io mi sono scopata suo marito...

Da quel giorno di 10 anni fa non solo siamo diventati amanti ma poco dopo ho scoperto di essere incinta di Marco ed oggi ho un figlio di nove anni che ovviamente tutti sanno che è di mio marito... per fortuna assomiglia solo a me e per niente al padre.

In tutto questo ho scoperto che Marco è un grandissimo porco... ma io sicuramente non sono da meno.

La prossima volta racconterò alcune delle trasgressioni più grandi che ci siamo concessi.


Ciao a tutti.

Laura

Sesso in macchina


Sesso in macchina

Fuori fa freddo, invece in questa macchina abbiamo tutto: la musica, una canna, me e te e quattro morbidi sedili che non cederanno mai sotto di noi. Nella macchina c’e’ tutto e il nostro respiro affannoso di due che si vogliono crea bianche nuvole sui finestrini.

Chiacchiere, probabilmente inutili, anticipano il fatal gesto. Conta solo che io ti voglio amor mio, e tu mi vuoi? Sì, bene. Allora vieni qua mio piccolo grande uomo.

I baci dolci lasciano spazio ai baci appassionati, che lasciano spazio alla smania di prenderlo, darla. Io lo volevo e tanto. Mi toglie il reggiseno, con delicatezza e comincia a stringermi forte i seni, a farmi eccitare, io godo un po’ in silenzio, qualche ansimo, poi comincia a succhiarmi un capezzolo, e lì è estasi, è capire esattamente cosa voglio, cosa desidero. Io gli salgo addosso e comincio a ballare sul fallo che era duro e lungo, con una musica ormai ripetitiva ma che era solo di contorno a quel piacere condiviso. Lui seduto al posto di guida e io che mentre ci baciamo e frughiamo nei nostri corpi apro gli occhi e lo guardo: un’altra prospettiva da così vicino, ma lo voglio molto di più, non ho deciso di averlo mio, era scritto. Io che continuavo a ondeggiare prima piano, poi più forte sui suoi pantaloni, lui che si slaccia la cinta. Sento l’eccitazione salire ancora di più quando stringo il suo pisello forte in mano, lo guardo eretto, gli accarezzo le palle, ormai mezzi nudi. Avvolgo le braccia intorno al su collo e la fica umida sul glande e, piano piano, entro. Entro, spingo forte e mi faccio penetrare tutta fino in fondo. Il suo cazzo è semplicemente perfetto, duro lungo e venoso. Comincio a fare su e giù nella piccola macchina e godo, godo, almeno tanto quanto lui. In pochi minuti l’eccitazione è gia a livelli altissimi e il nostro movimento è quasi unisono, lieve e veloce. La macchina salta, la musica incazza e io sento che così ci potrei morire, è bellissimo. Mentre scopiamo è un continuo, lui che mi stringe il seno in una morsa con le sue mani lunghe e fine, io mi tocco il clitoride con foga, avvicino il naso al suo collo e respiro e godo e ansimo, poi strillo, dico “Si, oh, si! Siii! Oh, oh, si!” e comincio a baciare dolcemente il suo collo, accarezzo i suoi capelli.

Quando il momento è di massima eccitazione, non so cosa lui provi perché è il momento in cui così tanto piacere travolge ogni cellula del mio corpo e arriva l’orgasmo. Spezza ogni frontiera di moderazione, quest’orgasmo che è più di me, vale più di me! In più c’è il piccolo romanticismo di noi che veniamo insieme.
Con una mossa sia goffa sia agile, bacio il suo labbro inferiore e mi stacco, vado sul sedile affianco, mi metto il cappotto e resto nuda e soddisfatta sotto il feltro nero. Fumiamo una sigaretta.

Seduzioni gay

L'estate era cominciata benissimo, il lavoro era più duro perché di clienti in albergo ce n'erano più del solito ma io avevo lui...

Ho già raccontato come sono cominciate le cose tra noi... tutto andava per il meglio. Alla sera, appena finito di lavorare, mi facevo la doccia e lo aspettavo in camera sua, lui finiva di lavorare dopo di me e, quando rientrava in albergo, mi trovava sul suo letto, allora aspettavo che si facesse la doccia per poi andare insieme in camera mia, dove avevo il nostro letto matrimoniale...

Come ho detto andava tutto benissimo e così è continuato fino alla fine di luglio quando è arrivato lui... Il "lui" in questione è un ragazzo gay che mi ha fatto passare le pene dell'inferno ma che poi... non voglio anticipare niente...

Questo ragazzo (S) è proprio un bel fighetto con la faccia liscia e innocente e due grandi occhi castani. Mi era capitato dentro di me di fare apprezzamenti sul suo aspetto ma mai al mondo mi sarei immaginato che dietro quello sguardo innocente si celassero voglie irrefrenabili.

S era in vacanza con la sua famiglia, otto persone in tutto, ma una mattina, diversamente dal solito, scese a fare colazione da solo.

Gli portai il cappuccino che prendeva sempre e gli chiesi come mai era da solo. Disse che la sua famiglia era andata ad un parco di divertimenti e che lui aveva preferito rimanere in albergo. Rimasi un attimo (forse di troppo) a guardarlo portarsi la tazza alla bocca e notai che aveva labbra bellissime, ben delineate e carnose. Lui mi guardò e mi fece il sorriso più malizioso che avessi mai visto. Mi sentii turbato e mi allontanai. Per la misera com'era bello! Era proprio figo! E quel sorriso poi... Cercai di non pensarci ma le sue labbra mi tornavano continuamente davanti agli occhi. A pranzo, quando gli portai il piatto, mi allungò un bigliettino, me lo ficcai in tasca, non avevo tempo di guardarlo al momento. Lo feci quando fui in camera mia quel pomeriggio. C'era scritto: "Se ti senti solo vieni a trovarmi, sono in camera tutto il giorno...". Quei puntini di sospensione mi turbarono ancora di più. Ma che si era messo in testa quel ragazzino? Probabilmente non era neanche maggiorenne! Dovevo fargli capire che doveva togliersi dalla testa certe idee, e poi io avevo già C...

Andai a bussare alla porta della sua camera, mi aprì subito e spalancò gli occhi.

"Wow! Non pensavo venissi davvero, entra".

"Sì" mi affrettai a dire io. "Ma sono qua solo per dirti che...". Mi bloccai, in quel momento si era tolto la maglietta mettendo in mostra il suo torace completamente liscio. Mi stavo eccitando, in più aveva i capelli bagnati ed era sexy da morire.

"Ascolta, io sono già impegnato..." dissi.

"E allora? Non ti sto mica chiedendo di sposarmi!"

Mi stava prendendo in giro, cosa credeva, di poter fare tutto quello che gli andava?.

"Smettila dai, rivestiti".

"Ma fa caldo! Tu non ti levi mai la maglietta d'estate? E poi che problema c'è? Siamo entrambi uomini no?". E di nuovo mi fece quel sorrisetto malizioso e mi venne voglia di prenderlo a schiaffi. Eppure l'eccitazione non mi passava.

Mi venne vicino "Dai spogliati anche tu" disse allungando le mani.

Cercai di evitarlo ma ero contro la porta, mi aveva bloccato.

"Fermati! Cosa fai?".

Lui continuava a sorridere.

"Ma smettila! E poi non mi interessano i minorenni!" dissi.

"Ma io non lo sono" disse e, ancora prima che me ne rendessi conto, mi aveva schiacciato le labbra con le sue. Non riuscii a reagire, o forse semplicemente non volevo. Cercò di infilarmi la lingua in bocca ma non glielo permisi, allora prese a leccarmi le labbra e intanto con la mano era sceso verso il basso afferrandomi il cazzo che io per primo mi stupii di quanto fosse diventato duro.

"Dici che non mi vuoi eppure..." detto questo me lo strinse tanto da farmi quasi male ma poi lo lasciò staccandosi da me.

"Guarda" mi disse mostrandomi la sua carta d'identità. "Quest'anno ne compio 19, altro che minorenne...".

Ero ancora scosso dal contatto che avevamo avuto, poi mi ripresi e gli dissi di nuovo di smetterla che tanto non mi interessava e me ne andai. Fui un po’ brusco e mi dispiacque.

La sera a cena non gli rivolsi nemmeno la parola, non lo salutai nemmeno, gli portai i piatti senza dire nulla.

Dopo il servizio lo trovai davanti alla porta della mia stanza.

"Come hai fatto a sapere qual è la mia camera?" chiesi ma lui non rispose.

Venne verso di me e mi afferrò tra le sue braccia cercando di baciarmi. Inutilmente gli dicevo di smetterla e poi di lì a poco sarebbe tornato C e avrebbe potuto equivocare.

"Riprendiamo da dove eravamo rimasti" mi disse portando una mano tra le mie gambe. Mi eccitò da morire, più di come aveva fatto quel pomeriggio e, senza accorgermene, avevo allentato di molto la resistenza. Mi aprì i pantaloni e me lo tirò fuori, poi iniziò a masturbarmi velocemente. Mio malgrado cominciai ad ansimare.

"Allora ti piace..." disse lui. "Adesso ti piacerà ancora di più" detto questo si inginocchiò, avvicinò la bocca alla mia cappella, senza toccarla e mi guardò.

"Devo continuare?" chiese, io non risposi. Avrei voluto ma non osavo parlare.

"Se vuoi che continui devi dirmelo...". In quel momento udii i passi di C, stava salendo in mansarda. Staccai S da me immediatamente e mi ricomposi.

"Va via!" gli dissi sottovoce. Lui fortunatamente capì e se ne andò.

Più tardi, dopo aver fatto l'amore con C, gli raccontai che c'era un ragazzo che ci provava con me.

"Sarà mica quello che ho incrociato prima per le scale?" mi domandò.

"...sì".

"Carino...prima mi ha fatto un sorrisetto strano...".



Il giorno dopo trovai S al terzo piano. Era sera e nei corridoi non c'era nessuno, io ero andato a prendere una cosa per una mia collega e stavo per tornare di sotto quando lo vidi.

"Ti ho seguito" disse col suo solito tono da presa in giro e col suo sorrisetto che non si capiva se prenderlo a schiaffi o baciarlo.

"Lo vedo" risposi.

"Che c'è là dentro?" chiese indicando il ripostiglio da cui ero appena uscito.

"Niente, roba dell'albergo".

Era il ripostiglio in cui avevo fatto sesso di malavoglia con una ragazza l'anno prima, la stessa sera in cui ho baciato C per la prima volta.

Feci per chiamare l'ascensore ma S mi prese la mano.

"Aspetta dai" e mi strinse.

Ogni volta che lo vedevo la mia forza di volontà vacillava sempre di più, S non solo era bellissimo ma anche tremendamente arrapante.

Lasciai che mi sbottonasse i pantaloni, che mi aprisse la camicia e che mi baciasse il petto dando qualche leccatina ogni tanto.

"Buono" disse "Più buono del tuo amico...".

Lo allontanai di scatto "Cosa vuol dire?".

"Il tuo amico, quello di ieri sera, è con lui che stai no? Questa mattina l'ho visto..."

"Cosa gli hai detto?".

"Niente, volevo solo vedere se era meno restio di te".

Corsi via e mi chiusi in camera ad aspettare C.

"Cosa avete fatto questa mattina?" gli chiesi senza nemmeno salutarlo.

"Intendi quel ragazzo?".

"E chi altro secondo te?".

C si stava spogliando per andare a fare la doccia. Lo spinsi sul letto.

"Allora? Cosa ti ha fatto?".

"Ci ha provato, è un bastardello a cui piace provocare... mi si è praticamente buttato addosso, mi ha infilato le mani sotto la maglietta e ha cercato di baciarmi...".

Ero un po’ arrabbiato ma pensai che non era il caso di prendersela dal momento che il giorno prima mi ero quasi fatto fare un pompino da S.

C mi prese subito, dopo una velocissima masturbazione mi fece voltare premendomi la testa sul letto e alzandomi i fianchi. Mi leccò velocemente l'ano e ci spinse subito due dita dentro.

"Piano, fa male..." dissi.

Rallentò un pò ma tenendo sempre le dita dentro di me, pian piano mi allargai e solo a quel punto le tolse. Appoggiò la sua cappella gonfia e soffice sul mio buco ma non si mosse.

"Dimmi che mi vuoi".

"Certo che ti voglio! Dai sbrigati!".

Solo un istante e C era tutto dentro di me. Gridai per il piacere, ogni tanto a C piaceva fare così. Quella sera fu più bello del solito sia per me che per lui perché solo dopo pochi minuti sentii colare il suo sperma dentro il mio corpo, ed era caldissimo. Appena tirò fuori il cazzo mi fece girare di nuovo vedendo che anche io ero prossimo all'orgasmo. Il mio pene era al massimo dell'erezione, turgido e venoso con la cappella tutta tirata che non chiedeva altro di essere stimolata. C la soddisfò subito inglobandola nelle sue fauci e succhiandola. Vedevo la sua saliva colare lungo l'asta e gocciolarmi sui testicoli. C fece per prendermi anche il resto in bocca ma non fece in tempo perché venni prima gridando. C lentamente si staccò da me e, con la bocca umida del mio sperma mi baciò. Dopodiché uscì per andare a farsi la doccia. Appena ebbe chiuso la porta della mia stanza sentii una voce dire "Vi siete divertiti vero?"

Non ci potevo credere! Era la voce di S! Mi precipitai fuori dalla stanza e lo vidi. Stava appoggiato al muro con le braccia incrociate e il solito sorrisetto bastardo sulle sue bellissime labbra.

"Cosa vuoi?" gridai.

Il mio tono arrabbiato non lo turbò minimamente.

"Niente, passavo di qui e vi ho sentito...".

"Di che sei venuto apposta" dissi io.

"Io vado a farmi la doccia" disse C.

"Se vuoi compagnia dillo" scherzò S.

"Voglio la sua di compagnia" disse C indicandomi "E mi basta".

Mi affrettai a raggiungerlo in doccia, aveva fatto bene a dire così a S, se lo meritava

"Va bene" disse S. "Allora rimango qui ad ascoltare quello che fate"..

C chiuse la porta del bagno del corridoio e mi disse "E' proprio insistente".

"E' un rompicazzo" lo corressi io.

"Sembra che tu gli piaccia proprio...hai visto come ti guarda?".

"Sì che l'ho visto...che stronzo, si diverte a torturarci".

"E se lo torturassimo noi?".

"Cioè?".

"Gli diamo quello che vuole, ma alle nostre condizioni... potrebbe essere interessante no?".

"Non ti capisco".

"Ne facciamo il nostro schiavetto".

L'idea mi solleticava non poco, ma ancora di più mi arrapava S...

"Va bene...proviamo... ma tu sei solo mio chiaro?".

"Certo che lo sono" mi disse baciandomi.

Uscii dal bagno ed S era ancora lì.

"Ti mancavo?" mi chiese.

"Come no... temevo potessi sentirti solo...vieni andiamo in camera mia".

Un pò sorpreso, ma visibilmente felice, mi seguì.

"Allora? Cosa volevi farmi prima?".

Il suo solito sorriso malizioso si fece più evidente, quasi cattivo. Mi spinse a sedere sul letto e avvicinò il suo viso al mio "Sapevo di piacerti" disse "L'ho capito subito" e mi diede una leccata sulle labbra, poi si inginocchiò sfiorandomi il torace e il ventre con le labbra. Mi sentivo morire, tanto era bello... Istintivamente mi portai una mano sul cazzo ma lui me la tolse subito per sostituirla con la sua bocca. Da sopra i boxer mi mordicchiava l'asta e i testicoli, leccava sul tessuto e mi faceva impazzire, volevo che me li strappasse via quei boxer, volevo che se lo ficcasse tutto in bocca e che me lo succhiasse fino a prosciugarmi. Gli tenevo la testa con le mani per non farlo allontanare, non capivo più niente, ogni inibizione se n'era andata, scomparsa, come se non avessi mai avuto dubbi su quello che volevo da S.

Non resistetti più, mi sfilai i boxer.

"Dai, sbrigati" gli dissi.

"Prima non mi volevi e adesso devo sbrigarmi?".

Gli presi la testa e gliela posai sul mio cazzo "Non resisto più" dissi.

"Allora ti piaccio?".

"Sì che mi piaci cazzo! Mi fai impazzire da quanto sei bello!".

Sorrise di nuovo, come a dire 'ce l'ho fatta' oppure 'lo sapevo' e, senza aiutarsi con le mani, spalancò la bocca in prossimità della mia cappella per lasciare che questa scivolasse tra le sue labbra, quasi naturalmente. Nonostante avessi avuto un orgasmo poco prima, già sentivo che ne stava per arrivare un altro, questione di secondi. S era magnifico, mentre mi succhiava, avevo l'impressione che stesse succhiando il mio corpo intero, non potevo fare a meno di gemere forte. Quando a un certo punto mi prese i capezzoli tra le dita, il mio piacere cedette e con tre getti di sperma gli riempii la bocca. Lui attese che i miei spasmi cessarono, poi sollevò la testa. Era ancora più bello, con le labbra umide di saliva e sperma e l'espressione da bastardello.

"Adesso vieni con me" gli dissi mentre mi pulivo.

"Dove?".

"Avrai quello che cercavi, non sei contento?".

Stette un attimo in silenzio poi, dopo essersi leccato le labbra ancora bagnate mi disse "Certo".


Bussai alla porta di C.

"Già fatto?" chiese lui abbracciandomi e baciandomi.

"Eh sì...eccoci qua" dissi...

"Entrate".

Iniziazione al porno di Susanna


Iniziazione al porno di Susanna
Rebecca chiese a Susanna di accompagnarla fuori città per andare a riscuotere dei soldi, era stata molto vaga sul motivo e Susanna non volle insistere più di tanto.

Arrivarono a una villa in aperta campagna, circondata da una alto muro di cinta, quando la vettura di Rebecca si presentò all’imponente cancello, un tizio in un gabbiotto parve riconoscerla e azionò il meccanismo elettrico che spalancò il cancello fra stridori e luci lampeggianti.

Dopo aver parcheggiato entrarono nella villa da una porta in vetro sul retro e si trovarono in un ampio salone elegantemente arredato, a sinistra c’era una scala che saliva al piano superiore, mentre a destra c’era un corridoio. Rebecca si diresse verso la scala, “io ho un po’ da fare ora, vai pure in giro o aspettami qui, fa come vuoi, ma non salire sulla scala, intesi?.”

“Ok” Rebecca le diede un bacio e salì sculettando per le scale.

Susanna si sedette su un ampio divano, indossava un vestitino nero molto aderente con delle spalline sottilissime che le arrivava appena sotto le mutandine, ai piedi le solite DocMartens. Dall’ampia scollatura del vestito spuntavano i suoi grandi tatuaggi colorati che proseguivano lungo le braccia.

Dopo un po’, visto che non si faceva vivo nessuno, si avventurò per il corridoio; trovò prima una porta chiusa, poi un’altra, a un certo punto il corridoio si divideva in due quasi a formare una “Y”, si diresse verso la parte destra perché le era sembrato di udire dei rumori provenienti da quel lato. Camminò incuriosita verso la fonte di quei rumori e vide una porta aperta da cui usciva una forte luce e un gran vociare.

C’erano un paio di cameramen che stavano effettuando delle riprese, di lato un computer portatile che fungeva da banco di regia con una persona fissa sul monitor, poi vari personaggi ai quali Susanna non sarebbe stata in grado di attribuire una funzione eccetto per un tizio con un basco rosso e un foulard della stessa tinta al collo che dal modo in cui impartiva ordini si sarebbe detto il regista. Al centro della sala, illuminato da forti proiettori, un lettone in cui tre bellissime trans, due bianche e una nera, con dei cazzoni enormi si stavano scopando una rossa tutto pepe che si dava un gran da fare con la nera che glielo sbatteva nel culo e le altre due che si facevano spompinare a turno. A un certo punto il regista disse “stop, cambio posizione!” la rossa notò Susanna, “Hey bocconcino” le disse, “se vuoi vedermi scopare devi farmi vedere i tuoi tatuaggi!”

Susanna non se lo fece dire due volte e si abbassò subito le spalline facendosi scivolare in terra il vestitino che scostò con un calcio, tutti si girarono a guardarla, sul suo corpo erano disseminati molti disegni, teschi, stelle, farfalline, tutti coloratissimi e di pregevole fattura, intorno all’ombelico pierciato c’era una stella rossa, sopra ai seni opulenti, anch’essi pierciati c’era un cuore alato con una corona che le andava a finire sul collo, su un fianco aveva una pin-up giapponese, molti disegni erano anche sulle gambe, si tolse le DocMartens e i fantasmini rosa e mostrò le roselline azzurre sui piedi, si sfilò il minuscolo tanga e una corona di stelline erano poste a semicerchio intorno alla fica depilata e con tre piercing. Poi si girò, nella schiena aveva un’enorme e intricatissima ragnatela, e vari disegnini.

“Ma sei deliziosa!!” disse la rossa.

“Hai mai fatto porno?” Le chiese il regista.

“No,” rispose sentendosi quasi in colpa Susanna, poi maliziosamente si mise un dito in bocca, “Ma mi piacerebbe provare...”.

La ragazza dai capelli rossi le si avvicinò e le mise una mano sulla fica e cominciò a titillarle il clitoride, era eccitatissima e aveva la fica molto bagnata. “Dai buttati in mezzo... George, che ne dici...?”.

“Ok ma senza penetrazione, qui siamo molto ligi e senza certificato HIV non si può.”

“Mi sembra giusto, ma cosa dovrei fare allora...?”.

“Ora ti spiego la scena che ho in mente, se te la senti, altrimenti pazienza...”

Susanna sapeva che qualsiasi accettato di fare qualsiasi cosa ma quando il regista le spiegò la scena un’ondata di eccitazione si impossessò di lei.

“Va bene... ci sto!”.

Susanna venne fatta mettere supina sul lettone, la rossa si mise sopra di lei a pecorina con la fica sulla sua faccia e al ciak le due si diedero da fare con un sessantanove. Susanna si aggrappò con le mani alle chiappe della rossa e affondava la lingua nella sua fica depilata, poi arrivarono i tre trans, e a turno li spompinò mentre la rossa continuava a leccarle la fica e a infilarle le dita in culo e in fica.

A un segno del regista una delle trans ficcò il suo cazzone nel culo della rossa, mentre la lingua di Susanna passava alternativamente dalla fica della ragazza alle palle della trans.

La trans venne nel culo della rossa, uscì e subito un’altra prese il suo posto infilandole il cazzo in culo, venne anche lei e infine la trans nera si inculò la ragazza, con Susanna che continuava instancabile a lavorare di lingua fino a che anche la nera venne nel culo della rossa. La ragazza alzò il busto in modo che Susanna le vedeva la schiena, il buco di culo era posizionato proprio all’altezza della sua bocca che aprì vogliosa, con le mani allargò le chiappe della rossa e un fiotto di sborra cominciò a uscire dal suo culo per finire dritto nella bocca di Susanna che ingoiò tutto.

Questa fu l’iniziazione al porno di Susanna.

Nel vicolo stretto

La musica a palla e le luci ad intermittenza che robotizzano ogni singolo movimento, l’odore di alcol e fumo che annebbiano i sensi, l’adrenalina che scorre nelle vene rendendomi invincibile e il sentirmi libera da ogni catena del buon senso, provare l’eccitazione di assaggiare i vari sapori e viverne le sensazioni, non conoscere nessuno e divertirmi con tutti…

Ero sola quella sera, nessuno mi aveva accompagnata.

Ballo, mi sfreno.

Un ragazzo simile a Big Jim cominciò anonimamente a ballare con me e man mano che i nostri corpi aderivano la musica si faceva più prepotente. I nostri movimenti erano scarsi di grazia e coordinazione ma poco importava. Sentivo le sue mani avide correre sulla mia schiena, sui miei fianchi, in un movimento quasi rabbioso mi strinse i glutei. Con uno spintone allontanai quell’individuo da me e continuai a ballare dimenticando presto quell’insignificante episodio.

Ballai con una ragazza e con lei mi divertì parecchio.

Puzzava tremendamente di alcol ma non potevo lamentarmi: non era molto diversa da me in quel momento.

I movimenti del mio corpo stavolta erano in perfetta sintonia con i suoi e più volte ho allontanato le sue labbra delle mie prima di abbandonarmi a quel frenetico inseguimento di lingue così divertente e così eccitante.

Bevemmo vari cocktail dopodiché mi trascinò in bagno ma non per vomitare come già molti facevano in quei cessi infatti cominciò a spogliarsi cercando di attirare il più possibile la mia già scarsa attenzione. Dopo pochi minuti mi allontanai dai bagni con una scusa e senza nessun rimorso lasciai che capisse da sola che non sarei tornata da lei.

Ballai ancora. Rimasi sola nella mia danza per qualche secondo dopodiché sentì l’erezione del fantastico moro premere dietro di me. Si materializzò nella mia mente il desiderio che quel ragazzo così bello e così prepotente mi scopasse violentemente all’istante sul bancone, tra e bottiglie di alcolici e gli ombrellini per i cocktail. Ballammo in quella posizione per un po’ di tempo, lui dietro ed io avanti e a tratti temetti che quel pezzo di carne potesse penetrarmi nello stesso istante in cui il suo bacino eseguì quel movimento così esplicito e volgare. Ora mi domando, Davvero ebbi paura che accadesse ciò?.

Le sue mani non si muovevano dai miei fianchi. Mi tenevano vicina a lui lasciandomi però la libertà di muovermi come volevo.

Ballai per il resto della serata con lui, cosa alquanto strana poiché in serate come quella odio passare più di 10 minuti con la stessa persona.

Aveva l’aria di chi ha soldi e non ha paura di spenderli: Mi portò nel privè senza che io me ne accorgessi.

Mi sentì una regina nel chiedere e ricevere tutto ciò che volevo e sentirmi avidamente guardata da quegli occhi grigi e calamitati non faceva altro che catapultarmi in una situazione ultraterrena. Mi piaceva farmi toccare da quelle mani che cercavano di assumere un atteggiamento dolce e premuroso ma mi piaceva ancor di più provocare il ragazzo e avvertire che la sua eccitazione aumentava semplicemente sentendo il suo respiro. Da quel privè uscì sorprendentemente inviolata. Il nostro gioco doveva continuare fuori dal locale.

Mi finsi offesa e, senza voltarmi uscì sulla strada lasciandolo nel caos da discoteca. Dopo pochi secondi sentì dei passi calpestare il suolo bagnato ma non pioveva più. Mi accertai che mi avesse vista e mi infilai in uno stretto vialetto. In quel momento l’incoscienza prese la meglio.

“Che fai, scappi?” Mi domandò la voce un po’ roca.

“Chi ti dice che scappo? E se invece stessi cercando qualcosa?”

“Qualcosa tipo questo?” Domandò ancora, stavolta stringendomi il polso e tirando la mia mano sul cavallo dei suoi jeans.

In quel momento mi accorsi di essere caduta in una grandissima confusione: Il ragazzo che ora mi teneva la mano sul suo cazzo non era il moro del privè.

Provai ad immaginare cosa sarebbe successo se avessi opposto resistenza.

Probabilmente nulla poiché mi sarebbe bastato gridare e il buttafuori avrebbe sentito le mie urla ma avvertivo un calore salirmi dal basso ventre…

Sarebbe stato un gioco perverso e anche rischioso ma volevo pensare che il pericolo mi esonerasse dai suoi progetti in quella sera.

Cercai di tirare via la mia mano da lì ma la sua stretta insisteva sul mio polso e con un ghigno che per poco non mi fece cambiare idea il ragazzo sussurrò: “Ho forse sbagliato? Non era ciò che cercavi?”

Era bello, non lo si poteva negare e quel modo così brusco mi eccitava da morire. Quella sera non ero più io. Probabilmente l’altra me non avrebbe desiderato altro che stare nel letto tra le braccia di una persona gentile e delicata ma quella me in quel momento si era presa una pausa. Di riflessione, forse.

“Stronzo, lasciami” Gli dissi.

“Se davvero vuoi che ti lasci qui sola soletta a massaggiarti la figa, urla.”

Aveva capito.

“Lasciami” Gli ripetei, abbassando di una tonalità la voce.

Sorrise. “Posso farlo io.”

Con una mano mi bloccò in alto le braccia e con tutto il suo corpo mi immobilizzò al muro mentre con la mano libera scostò la minigonna che mi copriva l’intimo. Cominciò a toccarmi senza scostare però gli slip e vari gemiti di piacere mi scapparono mentre continuavo a recitare male la parte della non-consenziente.

“Ti piace eh?” Domandò divertito.

“Togliti di dosso! …Ahh!”

“Smettila di recitare puttana! So che ti piace…sento già ora che sei tutta bagnata”

Provai ancora una volta a sottrarmi a quella “violenza”.

“Ti ho detto di smettere se non vuoi che ti sfondi! Mi eccita un casino, cazzo!”

Mi scappò un sorriso malizioso che lui molto probabilmente non notò.

Chiusi le gambe cercando di respingere quella mano che sapeva benissimo cosa stimola il piacere di una donna ed ottenni l’effetto desiderato.

“Mi hai rotto le palle!” Esclamò.

Mi strappò letteralmente gli slip e cominciò abilmente a sfregare il clitoride già turgido.

Continuavo a opporre un’inutile resistenza godendo al massimo di quelle nuove e pericolose sensazioni.

Con un gesto poco galante mi fece inginocchiare davanti a lui e tenendomi per i capelli, senza farmi male però, mi ordinò di prenderlo in bocca.

Era estremamente invitante obbedire a quell’ordine ma volevo che fosse ben carico. Gli sputai sulla maglietta.

Senza troppe cerimonie si calò i pantaloni e mi schiacciò il viso verso quella rigidità: aveva un buon profumo.

Con una mano sfoderò il cazzo straordinariamente eretto dai boxer e me lo sfregò sulle guance.

“Così sottomessa hai proprio l’espressione da puttana.” Disse.

“Trattami da tale allora,pezzo di merda! Sei solo chiacchiere!”

Era vero. Mi stavo comportando da puttana in quel momento ma a volte è bello assumere ruoli che non ci appartengono. Mentre pensavo ciò cominciai a succhiargli i testicoli perfettamente depilati e a leccargli la base dell’asta prima di succhiargli avidamente il cazzone.

“Sapevo che ti piaceva…che troia che sei…”

Succhiai quanto più potevo mentre la mano di lui muoveva velocemente la mia testa avanti e indietro. Non riuscivo a prenderlo tutto senza che mi venissero gli sforzi di vomito: era davvero enorme.

Godeva…godeva come un maiale…lo sentivo...

Lo sentivo da come stringeva nel pugno i miei capelli e da come cercasse di farmi entrare più carne possibile in bocca.

Non ce la facevo più, mi faceva male la mascella e diminuì la foga.

“Sei già stanca troietta?” Domandò, menandoselo animalescamente.

“’Fanculo!”

Mi spinse violentemente per terra e cercò di mettermi a pecora ma mi opposi, sarebbe stato ancora più eccitante. Lo sentì imprecare.

Lui riuscì a farmi piegare senza troppo sforzi e, mantenendo la mia testa più bassa rispetto al mio sedere, spinse con estrema foga il suo pene nel mio essere. Sentì un dolore nuovo. Mai avevo subito una penetrazione così violenta. Mi scapparono più gridolini di sofferenza mentre quell’animale entrava e usciva dal mio corpo senza il minimo rispetto. Era talmente sottile la barriera che divideva il dolore dal piacere che nemmeno io sapevo se mi stesse piacendo o meno.

Continuava a spingere il suo cazzo dentro me tenendomi per i fianchi come se fossi un giocattolo.

“Non c’entra tutto!” Mi uscì dalla gola.

“Allora vediamo se nel tuo bel culetto c’è più spazio…”.

Violò con un dito il mio ano ancora vergine e ci sputò dentro. Con le dita mi allargò il buco: ne infilò due, poi tre. Sussultavo, gemevo: mi piaceva.

Smise di usare le mani e sentì improvvisamente un bruciore assurdo. Cominciò a cavalcarmi da dietro e non potei far altro che abbandonarmi al piacere.

Riuscivo a immaginare cosa stesse accadendo dentro di me basandomi su gli stimoli che percepiva il mio cervello quando venivano urtate le pareti interne.

“Mi fai male!” Urlai ad un certo punto: stava esagerando.

Lui era ubriaco e avevo sbagliato io, se mi trovavo in quella situazione era solo per colpa mia. Urlare non mi sarebbe servito a nulla perché ci eravamo allontanati dall'ingresso.

Decisi dunque di assecondare ogni sua perversione e quei momenti furono interminabili. Il mio culo era a pezzi, mi faceva male come mai prima d'allora ma lui non sembrava volesse smettere di sbattere dentro di me il suo arnese. Cercavo di sottrarmi a quella ormai divenuta violenza a tutti gli effetti ma non ci riuscì: mi teneva saldamente per i fianchi quasi come fossi un animale.

Sentì cedere le ginocchia crollai. Per qualche minuto quell'asfalto sembrò così confortevole... non sentivo più niente... chiusi gli occhi e... buio.

Nel culo per punirla


Nel culo per punirla.

Mirko glielo aveva detto a muso duro ma Lisa non avrebbe mai pensato che lo avrebbe fatto davvero.

Tutto era cominciato dopo una lite furibonda tra i due coniugi, durante la quale Lisa aveva colpito il viso di Mirko con un forte ceffone.

Lisa era gelosissima del marito, un bell’uomo poco più che quarantenne, con i capelli scuri, mossi, piuttosto lunghi e gli occhi verdi che,insieme al pizzetto, impreziosivano il suo viso e gli conferivano il classico aspetto da “bello e dannato” che piace tanto alle donne. Mirko ovviamente era consapevole di avere un notevole fascino e si divertiva a “stuzzicare” le belle donne che si mostravano interessate a lui,usando lo sguardo, il sorriso, le battute ed i doppi sensi. Questo aspetto del suo carattere faceva arrabbiare molto Lisa ed era la causa principale dei loro litigi; Lisa reputava l’atteggiamento del marito una mancanza di rispetto ed un “tradimento”, mentre Mirko le ripeteva che l’amava, che le era fedele e che il suo era un semplice gioco.

Nonostante queste rassicurazioni, Lisa continuava a sentirsi ferita e ad ogni litigio era sempre più arrabbiata ed aggressiva, alzava sempre più la voce, ne diceva di tutti i colori, finché una sera la lite tra i due coniugi si era inasprita e Lisa aveva risposto con uno schiaffo ad una frase offensiva detta da Mirko. L’uomo non se l’aspettava proprio, detestava chi alzava le mani e guardando Lisa negli occhi le aveva detto:

”Sappi che se ti azzardi ancora a darmi uno schiaffo, te lo metto nel culo brutalmente!”.

Gelo… Silenzio… La lite era finita così e, dopo giorni di musi lunghi e tensione, i due si erano riappacificati. Ovviamente Mirko aveva continuato ad essere molto espansivo con le sue ammiratrici ed aveva anche continuato a discutere con Lisa, che però non aveva più perso il controllo.

Un sabato pomeriggio i due coniugi erano andati a far la spesa al supermercato. Lisa si era fermata a lungo nella corsia dedicata ai cosmetici, alle creme e ai vari prodotti per la bellezza e la cura del corpo.

Mirko, nel frattempo, si era allontanato per cercare un particolare accessorio per l’auto ma dopo mezz’ora non era ancora tornato da Lisa.

Lei lo aveva cercato e l’aveva trovato intento a chiacchierare con un’avvenente giovane commessa, ridevano e scherzavano, molto complici. Lisa si era avvicinata,li aveva interrotti con una battuta sarcastica e, quando la commessa si era allontanata, aveva detto a Mirko che avrebbero fatto i conti a casa…

Giusto il tempo di mettere a posto la spesa e poi tra marito e moglie era scoppiata la lite,erano volate parole grosse e quando Mirko aveva detto alla moglie che davanti a quel seno prorompente che usciva dall’ampia scollatura della commessa,non era riuscito ad evitare di ammirarlo e complimentarsi con la ragazza, Lisa non ci aveva visto più e, senza che se ne fosse resa conto, dalla sua mano era partito un sonoro ceffone.

Mentre si accorgeva dell’accaduto, si era sentita afferrare per i fianchi da Mirko, era stata girata di spalle e scaraventata sul tappeto del salotto. Non era riuscita a dire nulla, era frastornata, incredula, spaventata, non aveva avuto neppure il coraggio di guardare Mirko in faccia e di provare ad opporsi.

Mirko le teneva le mani ferme ed unite dietro la schiena con la sua mano sinistra, mentre con la destra le aveva aperto i pantaloni e glieli aveva abbassati fin sotto al ginocchio. Aveva estratto il pene già eretto e durissimo dai jeans, aveva inumidito leggermente la cappella con un dito bagnato con un po’ di saliva e poi si era fatto strada tra le natiche di Lisa. Raggiunto il buchino lo aveva aperto e penetrato con forza, con un colpo secco che aveva fatto sobbalzare la donna strappandole un grido. Lisa aveva provato dolore fisico ma sorprendentemente nello stesso tempo anche una strana eccitazione e goduria mentale… era inerme, totalmente sopraffatta da Mirko, in balia della sua forza e questo invece che farglielo odiare, glielo faceva sembrare più attraente, si era creato quel piacevole e perverso legame di “complicità” che talvolta c’è tra vittima e carnefice. Mirko non si era fermato davanti al grido di Lisa e aveva penetrato il suo sedere fino in fondo, ogni volta si ritraeva lentamente e poi affondava con un colpo deciso tutto il suo pene nelle viscere doloranti della moglie. Ben presto il dolore era diventato solo un leggero fastidio e poi si era trasformato in piacere. Lisa aveva detto al marito: ”Mica crederai di farmi male, guarda che mi piace!” e Mirko allora si era sentito “sconfitto” nel suo intento punitivo, la cosa lo aveva irritato ed eccitato ancora di più. Aveva afferrato Lisa per i fianchi, le aveva sollevato il bacino da terra, facendola mettere a carponi, e le aveva scopato il sedere con un ritmo forsennato e con una forza animalesca.

Lisa si era sentita letteralmente “spaccata in due” e, alla sua richiesta di smetterla, Mirko con un’espressione trionfante aveva risposto con un orgasmo intensissimo che lo aveva lasciato senza fiato, facendolo schizzare come una fontana sulla schiena di Lisa.

I due coniugi non avevano mai commentato l’accaduto, che era rimasto l’unico episodio di quel tipo e da quella sera le liti erano state solo verbali.

Le due troie


Le due troie

Quel sabato mattina, come tutti i sabati sono uscito per fare la spesa. Il tempo era cattivo, pioveva a dirotto ed ho usato l'auto. Al negozio incontro sempre le stesse persone incluse le due amiche Paola e Daniela. Non le conoscevo ma in un paesino piccolo come il mio di nome ci si conosce tutti. Forse per il loro atteggiamento da sante bigotte non hanno mai attratto la mia attenzione. Entrambe sulla trentina, Paola è bassa di statura, mora, non molto bella ma magra e con le forme al posto giusto; Daniela alta bionda con i capelli corti e un seno abbondante. Comunque finii di fare la spesa ed uscii dal negozio scoprendo che stata diluviando. Corsi in macchina e feci per andare via quando sentii un colpo secco sulla carrozzeria. Frenai e sentii le porte dell'auto aprirsi. Erano Paola e Daniela che si erano infilate dentro. "piove e siamo zuppe e a piedi ci dai un passaggio?" mi fa Paola che si era seduta avanti. "con piacere" rispondo chiedendo indicazione su dove dovessi recarmi.

Arrivo sotto casa di Daniela e mi fermo e per ringraziarmi mi invita a salire per un caffè ma io declino però alla sua insistenza accetto. Vedo che scendono entrambe e così spengo l'auto e scendo seguendole. Appena dentro l'ascensore noto che le due si lanciamo sguardi e sorrisi maliziosi e capisco che sto per avere una qualche piacevole sorpresa. Entriamo in casa e Daniela mi indica un divano dove accomodarmi poi mi dice:"siamo fradice ti dispiace se andiamo un attimo ad asciugarci un po’?" ed io "prego siete voi le padrone". E così sparirono dietro una porta. Dopo qualche minuto di attesa sento sorridere e poi niente altro. Allora mi alzai e andai verso quella porta. La aprii e scoprii che portava in un piccolo corridoio con altre tre porte. Da una di queste provenivano rumori e sospiri profondi. Mi accostai e con mia somma sorpresa vidi una scena molto eccitante. Daniela era nuda sul letto mentre Paola con indosso ancora la camicia la stava cavalcando dandosi piacere sul pube dell'amica. Nuda Daniela era una gran bella gnocca: i suoi seni erano enormi ma sodi e tesi, le sue gambe belle, lunghe, affusolate, la sua figa grondava di umori segno che era eccitata ma il suo volto appariva sottomesso. Paola invece era quasi violenta nel muoversi sull'amica, le sue mani avvinghiate sui seni di Daniela, il suo bacino che spingeva forte per avere il massimo contatto. Che eccitazione nel vedere ciò. Non resistetti a lungo che mi venne voglia di toccarmi. Mi abbassai i pantaloni e i boxer e cominciai a masturbarmi pian piano. Probabilmente in quel gioco Paola era la dominante mentre Daniela era sottomessa. Mentre pian piano me lo menavo vedevo i movimenti di Paola farsi sempre più intensi e veloci, cavalcava l'amica come se fosse impalata su un cazzo ed io immaginavo che li dentro ci fosse il mio di cazzo a godersi quei movimenti sinuosi ed eccitanti. Ad un certo punto Paola si irrigidì e venne gettando un urlo ed accasciandosi su Daniela. Dopo essersi ripresa si stese sul letto e Daniela prese a baciarla partendo dalla figa mentre con le mani le arriva i bottoni della camicia e metteva in mostra la sua bella terza. Poi Daniela risalì il corpo dell'amica baciandola con gusto passando per i capezzoli fino alla bocca dove con la lingua imitò una penetrazione poi, le mise la figa sulla faccia e fu lei a impalarsi sulla lingua di Paola. Fu a questo punto che Daniela mi vide mentre mi stavo masturbando. La cosa non le dispiacque affatto perché continuò a farsi infilare la lingua nella figa fa Paola finché anche lei non venne.


La Punizione


La punizione

Dopo qualche mese in cui i nostri rapporti sessuali avevano avuto un’impennata, grazie all’eccitazione provocata dalle lievi sculacciate con la racchetta da ping pong o con le mani nude dopo i racconti di particolari intimi della storia di mia moglie con l’amante (pratica sempre seguita da qualche forma di rapporto sessuale, più spesso anale od orale), la routine e la noia tornarono nella nostra vita.

Quando tornai da un viaggio di quattro giorni in Francia per un congresso notai subito i segnali di qualcosa che non andava: il lungo rapporto con il mio ex-amico di una anno prima mi era servito da lezione ed ero molto più pronto a cogliere indizi e sospetti.

Notai che mia moglie si depilava le gambe e il pube alla radice della cosce ogni due giorni, cosa insolita (di solito lo faceva una volta la settimana al massimo); che indossava la gonna quasi ogni giorno, lei che era sempre stata una patita dei jeans, affermando che erano molto più facili da gestire; fra l’altro gonne quasi sempre al ginocchio o qualche dito sopra, cosa non adattissima a una quarantasettenne, anche se ne dimostrava almeno 10 di meno ed aveva gambe stupende.

Fra la biancheria stesa notai che avevano fatto la loro ricomparsa i perizomi, che normalmente indossava solo con qualche pantalone particolarmente attillato.

Insomma, alzai le antenne e quando qualche giorno dopo mi disse che sarebbe stata in giro a fare shopping tutto il giorno e che ci saremmo rivisti a cena, andai al lavoro, ma mi feci prestare il motorino e il casco integrale da uno dei miei dipendenti e tornai vicino a casa nostra per iniziare la sorveglianza.

Non ci volle molto, a mezzogiorno circa uscì in macchina e la seguii fino al centro. Lasciò l’auto al parcheggio di Villa Borghese e uscì a piedi. Vidi che indossava un abito con gonna larga al ginocchio a scarpe con tacchi medi: evidentemente non voleva dare troppo nell’occhio. Naturalmente occhiali da sole enormi tipo diva del cinema.

Arrivata a Via Veneto la vidi guardarsi intorno finché fece un saluto con la mano e salì su un’Alfa 157 nera, con vetri oscurati. Grazie al motorino riuscii a seguire l’auto fino ad un ristorante del quartiere africano dove parcheggiò con due ruote sul marciapiedi e vidi uscire dal lato del guidatore un bell’uomo, di media altezza, con capelli lunghi scuri, occhiali da sole anche lui, sicuramente sotto i 40 anni. Aiutò mia moglie a scendere ed entrarono nel ristorante.

Entrai in un bar di fronte al locale, mi tolsi il casco e mi sedetti a un tavolo interno ma da cui si vedeva l’ingresso del ristorante. Aspettai un ora e mezza circa, poi uscirono e salirono in auto. Non fecero molta strada: dopo poco più di un chilometro l’Alfa entrò in un garage e dopo pochi minuti uscirono a piedi. Li vidi entrare in un albergo della zona, a due stelle (che squallore, mia moglie è sempre stata abituata al massimo, hotel 5 stelle e resort di lusso).

Qui capii che l’attesa sarebbe stata più lunga, ma ormai ero in ballo. Mi appostai col motorino un centinaio di metri più su dell’albergo, mi misi un berretto da baseball con la visiera e comprai un giornale. Per quando uscirono avevo letto anche la pagina di cultura e gli annunci mortuari… Erano passate almeno due ore e mezza. Nel tragitto verso la macchina lui le teneva il braccio attorno alla vita e lei lasciava fare.

Usciti dal garage si diressero subito verso il parcheggio coperto di Villa Borghese dove mia moglie aveva lasciato l’auto. Una volta entrata, però, l’auto si diresse verso una zona isolata del parcheggio. Fermai il motorino a una certa distanza a mi avvicinai con circospezione. Vidi solo la testa di lui e quando dopo qualche minuto comparve nel lunotto posteriore quella di mia moglie proveniente dal basso capii che gli aveva fatto il pompino dell’arrivederci. L’auto ripartì e accostò alla macchina di mia moglie che scese. Un bacio dal finestrino al guidatore, un saluto con la mano e via.

Tornai a casa dopo avere lasciato il motorino al proprietario ed avere ripreso la mia auto. Lei era già tornata ed era ovviamente sotto la doccia.

Quando tornò in stanza da letto con l’accappatoio indosso e un asciugamano avvolto attorno ai capelli mi trovò seduto sul letto con in mano il famoso scudiscio proveniente dal Marocco, quello che mi aveva pregato di non usare in occasione della sua prima punizione.

Solo per una attimo provò a fare la faccia sorpresa, ma appena dissi: “Non provarci nemmeno, so tutto!” si inginocchiò davanti a me e con tono implorante disse: “Non è niente per me, è una cosa solo fisica, un occasione con uno più giovane che chissà quando mi ricapiterà. Ma è una storia senza seguito, non lo vedrò mai più. E’ stato lui a sedurmi e non ho saputo resistere”.

“Se è una cosa solo fisica anche la tua punizione sarà fisica, ma ti assicuro che ti passerà la voglia di mettermi le corna. Levati quell’accappatoio e sdraiati sul letto!”

“No, ti prego, non con quello. Fa male e lascia i segni. Usa la cintura, se vuoi, ma non lo scudiscio” implorò.

“Ti devono rimanere i segni così ti ricorderai che troia sei e non potrai mostrarti nuda agli altri per un bel po’ di tempo” risposi implacabile. “Altrimenti vattene subito, ma poi non mi cercare mai più”.

Cedette, si tolse l’accappatoio e si distese nuda sul letto, a pancia sotto. Le misi un cuscino sotto la pancia per alzare il sedere e diedi subito il primo colpo di scudiscio: uno schiocco poderoso si udì nella stanza, seguito immediatamente da un grido di dolore. Una lunga striscia rossa apparve sul suo culo, a cavallo di entrambe le natiche. Mentre davo il secondo colpo chiesi: “Te lo ha messo anche qui? E quante volte?”.

“No, no, nel culo mai. Ci vediamo da poco”. “Abbastanza per i pompini in macchina, però”. Si girò a guardarmi: “Mi hai seguita? Sei uno stronzo e un pervertito”.

Questo le costò altri quattro forti colpi di scudiscio sul sedere. Quando arrivai a 10 e i suoi urli di dolore erano assordanti mi fermai e la guardai. Le dieci strisce rosse cominciavano a essere rilevate e formavano una ragnatela sul suo culo che sapevo sarebbe stata visibile per parecchio tempo.

“OK, ora basta. Ti lascio il tempo di pensarci sopra” dissi. Non avevo neanche voglia di scoparla ora, nonostante la mia erezione fosse quasi dolorosa.

Andai in salotto e mi sedetti davanti al televisore.

“Quanto potrò andare avanti così” mi domandai. “Questa è troia nell’anima, quando cambierà?”

Poi arrivò lei, con un paio di calzoncini da tennis a coprirle il sedere pieno dei segni delle scudisciate e nient’altro indosso, con le tette di fuori. Si inginocchiò davanti a me e mentre chiedeva scusa mi tirò fuori l’uccello e cominciò a succhiarlo finché non venni nella sua bocca. Inghiotti il mio sperma e chiese:”Mi perdoni allora?”.

Credo di avere detto di sì, perché ancora viviamo insieme nonostante tutto…

La pausa pranzo carnale

Nel mio lavoro spesso collaboriamo con le università ed accettiamo ragazzi e ragazze per le loro tesi di laurea o master post laurea.

I rapporti che si stringono sono meno rigidi di quelli che ci sono tra un docente e uno studente e quindi si arriva a conoscere bene una persona. Purtroppo di ragazze non ne sono capitate molte di solito sono ragazzi e quelle che sono venute fin ora o erano troppo troie da non essere desiderabili (una volta una mi rivolse la parola mentre era seduta su un sgabello più alto della sedia su cui ero seduto aprendomi le gambe sulla faccia certo portata i jeans ma il gesto era eloquente) altre non avevamo grandi bellezze fa mostrare o nascondere. L'anno scorso però e arrivata una ragazzetta, piccola di statura, una gran chioma riccia e bionda, seni piccoli ma sapientemente esaltati con pushup e maglioni attillati, sedere nella media delle dimensioni e per tutto l'interno l'ho vista sempre così. Però aveva una voce sensuale e profonda accompagnato fa uno sguardo malizioso dietro i suoi occhiali trasparenti.

Arrivò giugno ed il brutto anatroccolo ha deciso di mettere l'abito fa cigno. Fa caldo qui e come detto l'ambiente è meno formale dell'università e un giorno è venuta indossando un bel vestitino lungo fino al ginocchio, con le bretelline e sandali con tacco: niente di succinto, era sempre un ambiente professionale, la sorpresa stava che contro luce, il suo abito, era completamente trasparente e lasciata intravedere bene dove le mutandine nascondevano la sua giovane fica.

A quella vista il mio cazzo cominciò a chiedere vendetta e voleva possedere quella fichetta, le mani cominciarono a sudare al pensiero di poter toccare quella pelle fresca. Forse si accorse della mia reazione e non venne più così vestita finché qualche settimana dopo arrivai più tardi e la trovai già a lavoro e insieme a questo una piacevole sorpresa fa scoprire.

Entrando e chiedendo lumi si cosa stesse facendo si girò verso di me e dall'alto della mia statura scoprii che sotto il camice non indossava niente o meglio nella parte superiore si era denudata lasciando solo i pantaloni e questa volta nulla fece per nasconderlo lasciando aperti gli ultimi bottoni e indicandomi cose che la costringevano a piegarsi in avanti. In questo modo mi aveva fatto vedere tutta la grazia delle sue belle tettine piccole, bianche e sode e dal canto suo ammiccava sguardi maliziosi.

Devo ammettere che mi eccitai un bel po’ ma resistetti alla tentazione di fare il suo gioco o addirittura di saltarle addosso. Passarono alcuni giorni senza che ci incontrassimo.

Poi, un giorno, accadde che avevo bisogno di alcuni dati in suo possesso e dovetti per forza andare fa lei. La raggiunsi nella stanza dove aveva la postazione di lavoro ed entrai bussando: era seduta al pc e subito mi resi conto che lo spettacolo era il medesimo del nostro ultimo incontro.

Indossava il camice con le sue tettine in bella mostra.

Mi accostai da un lato per non avercela di fronte ed evitare occhiate ma lei si fece indietro con la sedia e mi mostrò ciò che il tavolo celava. Un bel paio di scarpe aperte con i tacchi e le sue belle gambe a cavalcioni con gli ultimi bottoni del camice anch'essi aperti. Cazzo non aveva niente sotto, le sue gambe perfette, bianche (evidentemente ancora niente mare) ma, a differenza di quando si porta un vestito questa volta non finivano mai e volevo vedere alla loro fine cosa c’era.

E in quella posizione, in piedi di fronte a lei, fu difficile nascondere la mia eccitazione e il mio cazzo duro che pulsava sotto i pantaloni.

Pensai che questa volta non me la sarei fatta sfuggire e invece fu lei a darmi buca perché dopo avermi detto ciò che volevo fece come per fare altro e mi congedò forse perché si era divertita abbastanza a farmi arrapare forse perché non riteneva opportuno il momento.

Non volevo però perdere quella occasione e per tutto il giorno le gironzolai intorno, guardandomela e studiando i suoi lineamenti, le sue curve, carpendo i dettagli della sua pelle, immaginando come fosse solo con la biancheria intima tanto che ero così eccitato che ad un certo punto così in bagno e mi masturbai sonoramente perché non ce la facevo più.

Come ogni giorno, anche quel giorno rimanemmo soli nell’edificio per la pausa pranzo: tutti andavano fuori a prendere qualcosa ma noi no. Mangiai il mio panino nell’ufficio quando mi sentii chiamare da lei.

Andai nella sua stanza e mi disse di accostarmi al pc per vedere delle cose.

Di fronte a me di nuovo quello spettacolo riaccese il desiderio e preso da una voglia irrefrenabile non ci vidi più, mi inginocchiai le allargai le gambe e presi a baciarla fra le cosce mentre con le mani le sfilai gli slip.

La penetrai con la lingua quanto più potevo mentre con le mani le tenevo i seni.

Spingevo quanto più potevo, assaporavo il dolce nettare che fuori usciva da lei e lei mi faceva sentire la sua approvazione con mugugni e con le mani sulla mia testa che spingevano sempre più forte finche non si irrigidì e venne.

Un onda travolse la mia bocca, sublime sapore di quel momento.

Mi alzai in piedi, ripresi fiato, la feci alzare perché volevo prenderla quando mi chiese se avessi con me un preservativo. Come se andassi con i profilattici in tasca.

Aveva paura e non voleva essere penetrata senza preservativo.

Cosa fare allora?

La presi per le spalle e me la accostai a me con il suo bel culo che puntava verso il mio cazzo e cominciai a baciarla sul collo.

Con una mano percorrevo il suo petto da un seno all’altro e con l’altra ricominciai a menargli la fica: prima all’esterno e poi sempre più dentro fino a penetrarla con un dito poi con due e cavolo come godeva era sempre più mia sempre più in balia del piacere finche non cominciò ad inarcarsi in avanti fino a mostrarmi il suo bel buchino.

Misi le mani sulle natiche e con i pollici le allargai e feci pressione sull’ano.

Non oppose resistenza a questa cosa anzi ansimava di piacere finche non emise un piccolo gemito quando i pollici insieme entrarono dentro: era pronta.

Tolsi i pollici e cominciai a spingere col mio cazzo sul buchino, andava un po’ duro ma pian piano prima la cappella e poi tutta l’asta penetrarono in quel orifizio stupendo.

Quando fui dentro di lei mi fermai un attimo poi la strinsi forte a me e ondeggiai spingendo ma senza muovermi per evitare di farla male, poi pian piano presi a pomparla sempre con più vigore finche non venni violentemente inondandola del mio sperma.

Rimasi ancora un attimo li dentro poi estrassi il cazzo la aiutai a ripulirsi ci ricomponemmo ed ognuno andò per la sua strada.

I nostri incontri andarono avanti fino alla sua laurea.

Durante quel periodo diedi sfogo a tutte le mie idee sessuali, mi portai dietro i preservativi (addirittura ritardanti alle volte) e la penetrai nella fica dove venivo spesso perché stavo anche io tranquillo che non rischiavo di ingravidarla, pompini con ingoio a tutta birra insomma arrivai che doveva andare via che ero esausto.

Quando ci salutammo mi disse che non ci saremmo più rivisti e che si era divertita tanto con me ed infatti da allora non l’ho più nemmeno sentita.

Una avventura di poche settimane con tante soddisfazioni.

La moglie punita

Mia moglie aveva forse finalmente capito quanto mi avesse ferito la sua ultima avventura fuori dal tetto coniugale, e si era comportata di conseguenza.

Dopo la punizione corporale, da lei stessa richiesta e subita senza storie, il suo atteggiamento era stato ben diverso rispetto a prima della sua storia. Prendeva più spesso l’iniziativa in campo sessuale e la frequenza e intensità dei nostri rapporti era aumentata considerevolmente.

C’era un problema.

Io non potevo fare a meno mentre facevamo l’amore di pensare e immaginare le stesse scene con l’altro, magari rivedendole nella mia mente ancora più calde. Questo con mia sorpresa, aumentava la mia eccitazione e il mio gusto al momento dell’orgasmo.

Lei invece un giorno mentre eravamo sdraiati nudi dopo una scopata molto soddisfacente per entrambi mi confessò che non aveva mai goduto tanto con me quanto dopo la punizione di qualche tempo prima, quando la avevo penetrata con assai poca delicatezza mentre il suo sedere era ancora rosso per le cinghiate prese.

“Cosa mi vuoi dire?” le chiesi “sei improvvisamente diventata masochista?”.

“No, non credo, ma anche durante la mia storia io pensavo a cosa sarebbe successo quando l’avresti scoperto, perché sapevo che era inevitabile che tutto venisse fuori, prima o poi, e avvertivo dei brividi di paura e di piacere al tempo stesso”.

A questo punto le confessai che rivivere con la mente le sue prestazioni sessuali con l’amante mi eccitava, in particolare immaginare il suo uccello per intero nella sua bocca mentre lei lo succhiava furiosamente, ingoiando poi lo sperma.

Capimmo entrambi che si stava instaurando fra di noi un rapporto nuovo, che avevamo il modo di allontanare la noia di un matrimonio che durava da quasi 23 anni.

La sera successiva mi chiese con aria maliziosa: “Vuoi che ti racconti quello che facevo con Gianni?”. La guardai e vidi nei suoi occhi una grande carica erotica. Risposi: “Restiamo vestiti, mentre racconti?”.

Per tutta risposta cominciò a spogliarsi e rimase in reggiseno e mutandine. Feci lo stesso e rimasi in boxer.

“Perché non prendi la tua cintura” mi chiese “Così se qualcosa che racconto ti ferisce puoi punirmi subito…”

Ma avevo di meglio, una racchetta da ping-pong, che con il suo manico corto era molto più maneggevole stando seduti e non mi avrebbe costretto a stare in piedi accanto a letto come con la lunga cintura usata l’altra volta.

“Credo che non ci sia stata una sola volta che ci siamo incontrati senza fare sesso. Non ne potevamo fare a meno”.

“Scusa, ma ogni volta avevate un letto a disposizione?”.

“Innanzitutto sai che lui è separato e che ha la casa sempre libera. Ma anche quando ci incontravamo fuori senza che la giornata finisse a casa sua, qualcosa c’è stato sempre. Minimo una sega o un pompino. Una volta gli feci una sega in ascensore, con la gente di sotto che batteva sulla porta e che quando siamo scesi ci ha guardato facendo capire chiaramente che immaginavano cosa era successo”.

“Puttana!” le dissi, ma intanto il mio uccello era già rigido al massimo. La feci girare a pancia sotto sul divano e le tirai giù le mutandine fino alle ginocchia. Poi le diedi sei racchettate sul culo scoperto, tre per natica, provocando due circoli rossi. Non disse nemmeno “Ahi!”, ma solo un grugnito che non sapevo se fosse di piacere o di dolore.

Si girò di nuovo supina con uno sguardo provocatorio e continuò: “Una volta lo abbiamo fatto tre volte nella stessa sera, ha una capacità di recupero incredibile, molto più di te”.

E si prese altre sei racchettate sul sedere.

“Quante volte ti sei fatta inculare?” le chiesi, senza essere certo se avrebbe risposto.

“Guarda che non giravo con il pallottoliere” rispose. “Ma ti posso rassicurare: lui non era un appassionato di questa pratica. Preferiva magari cambiare posizione spesso, ma scoparmi davanti, non dietro…”.

“Quindi mai, o poche volte? Ti ricorderai, penso se l’avete fatto”.

“Che ti devo dire, quattro, forse cinque volte. In più di un anno non è molto”.

Era il numero approssimativo che concedeva a me, all’anno, nei primi dieci anni di matrimonio, poi il numero è sceso vertiginosamente.

“Non è moltissimo, ma neanche poco” risposi “E come lo facevate: a letto, per terra, sul tavolo?”.

“Il modo migliore per tutti e due era questo. Guarda, ti faccio vedere”. Dicendo ciò si sfilò del tutto le mutandine e si pose a pecorina sul tappeto del salotto, con gomiti e avambracci poggiati a terra in modo che il culo svettasse maestosamente in mezzo alla stanza. “Diceva che sul letto le ginocchia affondano, mentre a terra è più facile per lui gestire i movimenti”.

“Ah sì?” dissi “allora gestisci questi”. E approfittai della maliziosa posizione assunta per sferrare racchettate poderose sul sedere che sembrava stesse lì apposta per prenderle, e che diventava sempre più rosso mano a mano che andavo avanti. Gliene sferrai almeno dieci di fila, e quando finalmente disse “Basta, ti prego” mi fermai e mi tolsi i boxer. Il mio membro era duro come il marmo ed eretto al massimo. Le posi la mano sulla vagina e sentii che era tutta bagnata; usai quindi i suoi stessi umori per lubrificarle l’ano, aiutandomi anche con un po’ di saliva. Quindi la penetrai nel culo con delicatezza mentre entravo, ma molto meno una volta dentro. Vidi che effettivamente la posizione sul pavimento agevolava i miei movimenti. Dalla posizione in ginocchio mi misi accovacciato dietro di lei, controllando così tutti i movimenti del mio bacino e potendo quindi spingere con maggiore impeto e forza.

“Sì, sì dai, sfondami “ gridò mia moglie, lasciandomi un po’ perplesso perché mai era ricorsa a queste frasi in 23 anni di matrimonio. Dicendo ciò si sdraiò a pancia sotto tirandosi dietro il mio uccello che era infilato in lei: il suo retto ovviamente si restrinse dandomi una sensazione di godimento immensa.

Venni subito dopo dentro di lei, poi rimasi sdraiato a carezzarle il culo, che era tutto rosso, sulle natiche e intorno all’orifizio anale, per le racchettate e per quel che era seguito…

Pensai che la storia con l’amante le aveva fatto bene, almeno in termini di ulteriore esperienza sessuale. Ma forse aveva fatto bene anche a me e alla coppia in generale.

“La prossima volta pariamo dei pompini” dissi.

“Si, ma aspetta almeno che il mio sedere ritorni al suo colore naturale, temo ci vorranno almeno quattro-cinque giorni”, rispose.

Ma non disse di no…